Secondo una stima di Ubs le chance di una recessione al momento sono del 20%. Gli investitori, intanto, stanno tornando a comprare e far crescere i listini. L’indice Msci World nell’ultima ottava ha guadagnato il 3,2%, mentre nelle sale operative si tornano a cercare idee di investimento e, soprattutto, si ricomincia a parlare di prospettive congiunturali.
>Stati Uniti L’indice Msci North America nelle ultime cinque sedute ha guadagnato oltre il 2,5%. Gli operatori tengono le orecchie dritte per qualsiasi notizia che riguarda i subprime anche se con meno apprensione. Bank of America ha investito due miliardi di dollari per salvare il colosso dei mutui Countrywide Financial. L’operazione è stata giudicata dagli operatori come un segnale di fiducia che si aggiunge alle manovre messe in campo dalla Federal Reserve.
Lo sguardo si sposta quindi di nuovo verso la situazione macroeconomica, la vera grande incognita americana. Secondo i dati del Dipartimento del commercio gli ordinativi di beni durevoli a luglio sono cresciuti del 5,9% contro il +1,9% (rivisto) registrato a giugno e il +1% atteso dagli economisti. Il risultato, spiegano gli esperti, indica che aziende e famiglie, nonostante il periodo turbolento e il rallentamento del mercato immobiliare, hanno ancora buone capacità di spesa.
Il mattone resta comunque l’elemento decisivo per l’economia yankee. Se la crisi dovesse durare ancora a lungo, potrebbe vanificare i tentativi della Fed di stabilizzare il mercato del credito. Ad agosto l’indice di fiducia dei costruttori è il più basso dal 1991.
Europa L’indice Msci Europe nell’ultima ottava ha guadagnato circa il 5%. Anche nel Vecchio continente è tornata un po’ di serenità, soprattutto dopo che Bpn Paribas ha annunciato che fra il 28 e il 30 agosto scongelerà i fondi che aveva bloccato proprio a causa della crisi dei mutui.
Da questa parte dell’Oceano si è già iniziato a fare i conti con i danni provocati dalla tempesta subprime. L’indice di Royal Bank of Scotland che misura la crescita economica in Eurolandia (il paniere comprende diversi settori: dalle auto alle banche, passando per il trasporto aereo) ad agosto è passato a 57,2 dal 57,5 di luglio. Ogni dato al di sopra di 50 indica un’espansione dell’economia, ma il fatto che la lettura di questo mese mostri una discesa non può lasciare indifferenti gli economisti. Eccetto quelli della Banca centrale europea che il mese prossimo dovrebbe alzare i tassi di interesse. La manovra, tuttavia, secondo gli osservatori rischia di mandare in fallimento diverse aziende.
La situazione congiunturale, infatti, mostra segni di cedimento. La crescita economica nel secondo trimestre è stata dello 0,3% contro lo 0,7% dei primi tre mesi dell’anno. In Germania la fiducia è ai livelli minimi degli ultimi nove mesi mentre il prezzo del petrolio, nonostante i recenti ritracciamenti (il Brent è intorno ai 70 dollari al barile) da gennaio è aumentato di un terzo alzando di conseguenza le bollette energetiche.
Asia L’indice Msci dell’area nell’ultima settimana di Borsa ha guadagnato il 3,3%. Il risultato poteva essere migliore. Ma nell’ultima seduta è arrivata la notizia che Bank Of China è esposta per quasi 10 miliardi di dollari sui mutui subprime americani. La news però non ha scatenato il panico a cui si era assistito nelle settimane scorse. Sono partiti ordini di vendite sui titoli della regione, ma tutto sommato le Borse hanno tenuto.
Secondo gli analisti la situazione si sta normalizzando, anche se ci vuole ancora cautela. Se le ipotesi di rallentamento (o addirittura recessione) negli Stati Uniti e in Europa dovessero diventare realtà allora l’impatto sui bilanci delle aziende asiatiche (soprattutto quelle che esportano, alcune delle quali mostrano già segni di appannamento) sarebbe inevitabile.
Lo stesse considerazioni, secondo gli investitori, valgono ancora di più per il Giappone. Non a caso l’indice Msci del Paese, nelle ultime cinque sedute, ha perso l’1,4%.
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