Sul fronte congiunturale sono, però, aumentate le preoccupazioni. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha lanciato un nuovo allarme, annunciando possibili ribassi delle stime di crescita, che interesseranno soprattutto gli Stati Uniti. L’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, ha già provveduto a una revisione dal 2,1 all’1,9% per l’
America e dal 2,7 al 2,6% per l’area Euro, spiegando che la crisi dei mutui subprime è stata “più forte del previsto”.
Europa. Nella riunione del 6 settembre, la Bce ha deciso di prendere tempo, rimandando il rialzo dei tassi di interesse che prima dell’estate veniva dato per scontato. Trichet ha ammesso che la volatilità sui mercati ha generato incertezza per cui è necessario attendere che il quadro si schiarisca. Il presidente dell’istituto centrale ha, però, ricordato che le pressioni inflazionistiche sono in crescita e l’economia continua la sua fase espansiva a un ritmo “sostenibile”. Sulla stessa linea si è mossa la Bank of England, che ha mantenuto il tasso ufficiale al 5,75% e ha dichiarato che è troppo presto per capire l’impatto della crisi dei mutui sulla disponibilità di credito per le imprese e le famiglie. Dopo aver oscillato tutta la settimana, le Borse del Vecchio continente hanno chiuso in rialzo dello 0,9%, grazie agli spunti positivi venuti dai settori bancario e minerario.
Asia. I mercati dell’Estremo oriente hanno chiuso la settimana in positivo (+1,6% l’Msci dell’area), sempre con gli occhi rivolti all’America. Ha brillato soprattutto Shanghai, che ha guadagnato lo 0,8%, beneficiando della decisione della Banca centrale di alzare dello 0,5% i requisiti di riserva degli istituti di credito, portandoli al 12,5%. L’obiettivo è raffreddare la corsa agli investimenti speculativi. Il listino cinese ha beneficiato anche della dichiarazione del governo di Pechino di voler accorpare alcune compagnie aeree per renderle più competitive. La maglia nera tra le Borse asiatiche è andata a Tokyo, con l’indice Nikkei che ha perso lo 0,9%, a causa delle vendite che hanno colpito i finanziari e i titoli legati all’export.
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