La crisi si è abbattuta su Piazza Affari con più veemenza rispetto agli altri mercati europei. Colpa della composizione del listino, dicono gli operatori, dove il settore bancario pesa per oltre il 30%. Gli istituti finanziari sono infatti stati colpiti in massa dalla flessione innescata dalla crisi dei mutui americani per via della loro
esposizione ai titoli abs e mbs, spesso garantiti dalle stesse banche e società finanziarie.
Tra i peggiori, Capitalia ha lasciato sul terreno il 5,72% nell’ultimo mese, penalizzato dal rilascio dei dati semestrali e trascinando dietro di sé anche il Gruppo Unicredito in vista della fusione, prevista per l’inizio di ottobre. Al posto di Capitalia, che verrà eliminato dall’S&P/Mib a partire dal 24 settembre, entrerà Prismyan, società che ha debuttato sul listino da meno di sei mesi, ma che presenta un elevato livello di liquidità.
La crisi di del mercato del credito ha infierito anche su Banca Italease che, pur recuperando dai minimi (+7,5% sui trenta giorni), resta uno dei titoli più deboli del listino perdendo negli ultimi sei mesi quasi il 70% del suo valore. Il Consiglio di amministrazione nei giorni scorsi ha comunicato una perdita di bilancio superiore ai 470 milioni di euro e ha deliberato un aumento di capitale di 700 milioni.
Resta poi senza soluzione l’interminabile vicenda di ristrutturazione di Alitalia, con il nuovo piano industriale promosso dall’amministratore delegato Maurizio Prato, secondo il quale la privatizzazione della società dovrebbe aver luogo entro la fine del 2007.
Sul mercato italiano si agitano al momento diversi temi, pochi per la verità, in grado di sostenerlo effettivamente. La concentrazione del paniere su titoli difensivi come utilities ed energia non è stata in grado di sorreggerlo in questa fase di turbolenza, mentre la presenza di titoli più ciclici come i bancari, difficilmente riusciranno a ridargli slancio in presenza di un ciclo debole.
Oltre alla mancanza di spunti positivi è la situazione economica uno dei fattori che tengono lontani gli investitori esteri dal listino domestico. Dopo il taglio delle stime di crescita dal 2,2% all’1,8% per il 2008 da parte dell’Ocse, anche la Bce e il Fondo monetario internazionale e la Bce stanno rivedendo al ribasso i dati sul Prodotto interno lordo del prossimo anno.
Una situazione comune a quella di Eurolandia, ma che in Italia assume una connotazione più forte per via dell’insistente richiesta di riforme strutturali da parte delle imprese, la maggior parte delle quali con business e vantaggi competitivi difficili da mantenere.
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