Borse, l'ottimismo è made in Usa

L'indice Msci World questa settimana ha guadagnato l'1,2%. Gli Stati Uniti, grazie ai dati sull'occupazione, scacciano lo spettro della recessione. Anche l'Europa esulta e, come l'Asia, si fa trainare dalle commodity.

Marco Caprotti 05/10/2007 | 17:14
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I listini questa settimana hanno aggiunto un altro tassello per ricostruire quella fiducia che era crollata con la crisi dei mutui americani di bassa qualità. L’indice Msci World nell’ultima ottava ha guadagnato un +1,2% che alcuni operatori non esitano a definire “robusto”.

Merito del taglio dei tassi operato dalla Federal Reserve il mese scorso e dell’atteggiamento attendista adottato dalla Banca centrale europea. I due istituti centrali, spiegano gli investitori, hanno dimostrato di saper tenere d’occhio i mercati oltre che preoccuparsi (per qualcuno eccessivamente) del rischio inflazione.

Stati Uniti L’indice Msci No

rth America nell’ultima ottava ha guadagnato quasi l’1%. Gli investitori iniziano a sentirsi galvanizzati, visto che la situazione macroeconomica sembra uscire dalle nebbie in cui ormai vagava da mesi. Gli ultimi dati pubblicati dal Dipartimento del lavoro dimostrano che a settembre l’occupazione è aumentata di 110mila unità.

Un’altra buona notizia è arrivata dai numeri di agosto. Dopo aver rivisto i dati, anche per quel mese è stata registrata una crescita. Questa situazione, dicono gli analisti, è buona sia per quanto riguarda gli utili aziendali sia, più in generale, per le azioni. Ma soprattutto, aggiungono, allontana quello spettro della recessione che qualcuno aveva già visto aggirarsi per gli Usa.

L’appuntamento è adesso fissato per il 31 ottobre. In quella data la Fed darà una fotografia più a fuoco della situazione Usa e deciderà cosa fare con i tassi di interesse. I future sui tassi di interesse oggi suggeriscono che ci siano 54 probabilità su 100 di un taglio di un quarto di punto del costo del denaro. Giovedì erano il 74%.

Europa L’indice Msci Europe nell’ultima ottava ha guadagnato l’1,5%. Anche da questa parte dell’Oceano le notizie arrivate dagli Stati Uniti sono state accolte con un sospiro di sollievo. Gli operatori europei sono convinti che i numeri sull’occupazione siano abbastanza buoni da consentire una tenuta dei consumi ma anche perfetti per permettere un ulteriore taglio dei tassi da parte della Fed. Un evento questo di cui la Bce, che ha lasciato invariato il costo dell’euro al 4%, dovrà probabilmente tenere conto.

Sulle piazze europee, intanto continua la nuova corsa delle commodity, spinte dal barile (sopra 81 dollari) ma anche dalla ripresa della domanda per rame, nickel e zinco. Una manna per chi ha continuato a credere nei titoli delle compagnie minerarie. L’ottimismo viene anche dalla ripresa delle attività di fusione e acquisizione a livello globale. Nelle ultime due settimane le M&A hanno raggiunto la cifra di 102 miliardi di dollari.

Asia L’indice Msci Asia nelle ultime cinque sedute ha guadagnato quasi il 2%. E’ questo il segnale più evidente del rinnovato clima di ottimismo che si respira fra chi investe in quest’area. La ripresa è merito di almeno due fattori. Primo: la paura scatenata dalla crisi dei suprime è quasi del tutto passata e gli investitori stanno tornando sugli asset considerati più a rischio. Seconda: la richiesta di materie prime resta alta, ma la domanda scarsa. Non a caso, anche qui, come nel Vecchio continente a sostenere i listini sono state le azioni del comparto commodity.

Del rinnovato ottimismo ha approfittato il Giappone. Anche l’indice Msci del Sol levante nell’ultima settimana ha sfiorato il +2%. La fiducia delle imprese ha toccato il massimo degli ultimi due anni. La notizia, ha messo in secondo piano quella relativa all’indice di previsione della crescita economica elaborato dal governo che, ad agosto, è sceso del 30% (un risultato sotto cinquanta segnala che ci sarà un rallentamento nei prossimi tre-sei mesi). Secondo gli economisti, tuttavia, il risultato è stato condizionato dalla nuova normativa sugli immobili che ne ha abbassato il valore. Le prospettive per quanto riguarda la produzione industriale, aggiungono, sono migliori di quelle attese dal governo.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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