I profit warnig lanciati dai colossi europei Ubs e Credit Suisse e dalle americane Merrill Lynch e Citigroup, per citare i più recenti, non hanno impedito agli operatori di concentrarsi sugli acquisti, facendo salire l’intero comparto in maniera incondizionata.
La nuova iniezione di fiducia, causata anche dal rilascio di dati macro am
ericani più positivi delle attese, ha infatti premiato anche i gruppi piegati dalla crisi sub-prime che, alla prova delle trimestrali, hanno lanciato allarmi utili e forti tagli a personale e investimenti.
La chiusura dei dati del terzo trimestre ha confermato che l’impatto sui bilanci di banche e società finanziarie è stato piuttosto pesante, ma ha anche reso il quadro più chiaro agli occhi degli investitori, che ne avevano in qualche modo anticipato gli effetti ad agosto vendendo a piene mani i titoli finanziari.
Anche il panico suscitato dalla crisi della banca inglese Northern Rock, specializzata nei mutui, ha avuto vita breve. L’istituto ha chiesto una linea di credito straordinaria alla Bank of England, innescando il terrore presso i correntisti che hanno prelevato quasi un miliardo di sterline, pari al 4-5% circa del totale dei depositi.
A gettare acqua sul fuoco è stato il governatore della Banca d'Inghilterra Mervyn King, il quale ha affermato che non vi è alcuna minaccia alla stabilità del sistema bancario britannico, perché le insolvenze sono significativamente inferiori a quelli di altri paesi.
Nessuna preoccupazione anche dal fronte francese dove, secondo il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, l’esposizione reale ai rischi derivanti dalla crisi dei mutui subprime è totalmente marginale, e nessun istituto francese sembra esposto ai rischi a un livello "problematico".
Non fanno eccezione le banche italiane: anche Banca d’Italia e Cicr (comitato interministeriale per il credito e il risparmio) hanno tranquillizzato il mercato circa il coinvolgimento degli istituti domestici.
Banca d’Italia, in particolare, sta continuando il proprio monitoraggio sulla qualità degli attivi delle banche, controllando le loro esposizioni ai mutui residenziali. “In ogni caso la situazione italiana sembra essere molto più rassicurante rispetto a quella di altri Paesi” spiega Luca Comi di Centrosim “per la tenuta dei prezzi del mercato immobiliare, per l’entità delle garanzie richieste dalle banche in rapporto all’entità dei crediti erogati e per il basso livello di indebitamento delle famiglie, pari al 46% del reddito disponibile, rispetto al 131% degli stati Uniti”.
Non solo, a far correre in Borsa gli istituti domestici (+5,63% l’indice settoriale di borsa italiana all’8 ottobre 2007), è anche il processo di consolidamento, che prosegue tra smentite e conferme.
Dal primo di ottobre è effettiva l’incorporazione di Capitalia in Unicredito ma, secondo gli esperti, i prossimi mesi saranno molto caldi per l’attività di finanza straordinaria, perché il calo dei prezzi dell’ultimo trimestre ha reso le società più facilmente scalabili rispetto all’inizio dell’anno. I fronti aperti sono diversi: quello più caldo vede al centro la Banca Popolare di Milano, ancora alla ricerca di un possibile partner per l’aggregazione. Dopo il nulla di fatto della fusione con la Popolare dell’Emilia Romagna, la rosa dei possibili candidati continua a restringersi e il mercato teme che, alla fine, la particolare governance della Banca porterà a uno stop definitivo dei progetti di aggregazione della banca milanese.
In generale, il quadro si va stabilizzando, ma le tensioni sul sistema bancario non sono ancora del tutto esaurite: secondo gli analisti di Centrosim restano in agguato i rischi indiretti, quali il rallentamento della crescita economica e il problema del credit crunch, l’indebolimento del mercato immobiliare e il deterioramento della qualità del credito, la flessione degli utili da trading e l’aumento del costo del finanziamento tramite canali istituzionali.
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