Il settore immobiliare fa i conti con le conseguenze della crisi dei mutui subprime (quelli di bassa qualità). Nonostante nell’ultimo mese l’indice Msci Real estate in euro abbia guadagnato il 3,1%, nel trimestre la perdita è quasi del 2% e nel semestre supera l’8% (al 16 ottobre).
Negli Stati Uniti, che sono considerati un barometro del settore, lo scenario è in peggioramento. Timori sono stati espressi dal Fondo monetario internazionale, convinto che “serviranno settimane o mesi e non giorni” per riassorbire la crisi, e dal ministro del Tesoro americano, Henry Paulson, che l’ha definita come il pericolo più grave per l’economia, invocando interventi aggressivi per arginarla.
Ad agosto le vendite di abitazioni esistenti sono scese del 3,8%, portando il calo su base annua al 13%. Ancor più significativa è la contrazione nel settore delle nuove case (-8,3% nel mese e -21,2% a un anno), all’interno del quale è maggiore anche la discesa dei prezzi. Secondo l’economista Michael Darda di Mkm Partners, la fase recessiva non ha ancora raggiunto il suo punto minimo e continuerà.
Il declino attuale nelle vendite di abitazioni è simile a quello avvenuto agli inizi degli anni Novanta (-35%), ma meno pronunciato rispetto alle precedenti crisi degli anni Settanta e Ottanta. In passato la ripresa era stata sostenuta da una politica monetaria molto aggressiva e un calo dei tassi a lungo; oggi la situazione è diversa, perché i rendimenti sono saliti dopo il taglio di 50 punti base deciso dalla Federal Reserve a settembre. Per questa ragione, il settore immobiliare non rialzerà la testa tanto facilmente.
Gli economisti stanno cercando di capire quale sarà l’impatto sull’economia della crisi. L’amministrazione americana ha lanciato l’operazione Hope now, un’alleanza tra i principali operatori per ridare speranza alle famiglie che rischiano di perdere la casa perché in difficoltà con il pagamento delle rate. L’iniziativa è rivolta a circa due milioni di proprietari che hanno contratto i mutui con i tassi bassi e ora faticano a sostenere i maggiori oneri derivanti dall’aumento dei saggi di riferimento e che subiscono anche l’effetto della correzione verso il basso dei prezzi delle case.
Per il presidente della Fed, Ben Bernanke, il settore immobiliare resta una “zavorra” per l’economia. Tuttavia il peso degli investimenti residenziali sul Pil è diminuito, per cui la crisi potrebbe avere un minore impatto sulla congiuntura rispetto al passato. Un dato incoraggiante in questo senso è che il numero di richieste di sussidi di disoccupazione rimane basso. Ma è ancora da capire se il crollo dei prezzi delle case comporterà un taglio della spesa dei consumatori, che incide per i due terzi sulla crescita.
I timori hanno contagiato l’Europa. Nel Bollettino di ottobre, la Banca centrale guidata da Jean Claude Trichet ha rilevato un irrigidimento delle condizioni di credito alle famiglie e alle imprese e un calo del 15% delle domande di mutui nel terzo trimestre, complice un generale rallentamento del settore.
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