Siamo ancora lontani dai numeri americani, ma il trend è in crescita: in Europa l’investimento socialmente responsabile rappresenta solo lo 0,75% del totale del risparmio gestito, ma gode di un'attenzione e di una sensibilità sempre più grandi, soprattutto da parte degli organi regolatori internazionali.
Per quanto riguarda il maggior rischio spesso attribuito ai fondi che utilizzano filtri di responsabilità sociale, un’analisi sui prodotti offerti in Italia ha dimostrato che vi è una correlazione inversa tra investimento etico e rischiosità, perché i fondi SRI sono, invece, meno volatili dei tradizionali e del mercato con cui si confrontano.
Sono questi alcuni dei temi sui quali si è dibattuto oggi a Milano nel corso del convegno promosso da Morningstar in collaborazione con Vigeo Italia sullo stato dell’arte, i trend e i rendimenti del settore SRI in Europa.
Secondo la ricerca illustrata da Davide Dal Maso, Head of SRI di Vigeo Italia, le masse gestite hanno raggiunto quota 49 miliardi di euro, con un progresso del 43%. A guidare l’industria è sempre la Gran Bretagna (26% sul totale), seguita dalla Francia (18%) e dal Belgio (14%). L’Italia è al sesto posto.
Ma le novità provengono anche dagli approcci gestionali, che hanno visto l’affacciarsi sulla scena dei criteri di selezione degli investimenti basati sulla regole islamiche e di prodotti a tema, legati, ad esempio, ai cambiamenti climatici.
Anche sul mercato italiano l’offerta è in crescita e ha superato i 3 miliardi di euro in gestione, per un totale di 63 prodotti. Dall’analisi effettuata da Morningstar sui portafogli e i profili di rischio delle principali quattro categorie non emerge una maggiore rischiosità dei fondi etici rispetto alla media dei concorrenti, ad eccezione dei fondi specializzati sulle società europee, dove è più forte la concentrazione settoriale.
A essere penalizzati sono però i rendimenti, sebbene uno studio Morningstar americano, ha dimostrato che il divario dei rendimenti diminuisce con l’allargamento dell’orizzonte di osservazione e si azzera già a partire dai cinque anni. Per un’industria ancora giovane come quella italiana, bisogna dunque aspettare periodi temporali più significativi.
A portare una testimonianza su quanto si sta dibattendo a livello internazionale su questi temi, è stato Gianluca Manca, Head of Global SRI Equities, Fund Manager Eurizon Capital, che ha illustrato l’area di azione di alcuni progetti promossi dall’Asset management work group, costituito da gestori internazionali sotto l'egida delle Nazioni Unite. Il gruppo di lavoro ha enfatizzato e incentivato il rapporto tra SRI e mondo finanziario, andando alla ricerca di metodi di valutazione societarie che includano variabili ambientali, sociali, di governance e di sostenibilità, i cosiddetti Asset intangibili.
Su questo ultimo aspetto si è soffermato anche Paolo Nazzaro, Direttore Group Sustainability di Telecom Italia, che ha spiegato come l’attenzione al tema degli intangible assets e alla rappresentazione della performance non finanziaria congiuntamente a quella finanziaria, sia uno dei punti di forza del modello di Sostenibilità di Telecom Italia evidenziati dagli investitori.
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