Le obbligazioni del Vecchio continente stanno registrando giornate di continui rialzi. Il Bund tedesco scadenza 2018, che fa da benchmark per tutta l’area, a fronte di un aumento della richiesta, ha visto crescere il rendimento a livelli che non vedeva da dicembre 2006. Discorso analogo, negli Stati Uniti per il Tbond a dieci anni. In sostanza, gli operatori preferiscono rinunciare a punti base di rendimento, ma essere sicuri di avere una buona protezione contro i crolli dell’azionario che si ver
ificano in questi giorni.
Nel frattempo gli investitori cercano di capire quale sarà l’atteggiamento delle banche centrali. L’andamento delle obbligazioni, secondo alcuni operatori, indica che la Federal Reserve nella riunione del 18 marzo abbasserà i tassi di interesse di 75 punti base. Più difficile capire che cosa farà la Banca centrale europea. L’istituto di Eurolandia nella seduta di settimana scorsa ha lasciato fermo il costo del denaro al 4%. Ma la Bce, a differenza della sua controparte americana, da sempre privilegia il controllo dell’inflazione alle necessità di crescita dell’economia. Un discorso che la Fed, normalmente non fa. Soprattutto durante una campagna elettorale dove tutti – candidati ed elettori – sono interessati a una ripresa della congiuntura.
L’Europa, inoltre, deve fronteggiare una moneta unica più forte del dollaro. Una situazione che potrebbe danneggiare le aziende dell’export. Anche per questo motivo gli investitori preferiscono vendere azioni e comprare obbligazioni.
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