Gestori, tempi duri in Borsa

Per i mercati azionari, la discesa non è finita. Le stime di utile sono destinate a essere riviste al ribasso. Ancora da valutare l’esito delle manovre della Fed. Euro record, ma i fund manager guardano oltre.

Sara Silano 13/03/2008 | 17:16
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I gestori, interpellati da Morningstar nel consueto sondaggio mensile, vedono ancora grigio sulle Borse. I mercati nei prossimi mesi rimarranno sotto pressione e in alcuni casi scenderanno ancora. Sono molte le incognite e le poche notizie positive non riescono a sollevare il morale.

Stagione degli utili avara in Europa

La crescita economica in Eurolandia è minacciata dalla forza dell’euro, dai continui rincari dei prezzi dell’energia e delle materie prime e dalle ripercussioni della crisi del credito. Tutti questi fattori rischiano di rendere la stagione degli utili societari più avara rispetto agli anni scorsi. E’ convinz

ione diffusa tra i gestori che le stime dovranno essere riviste al ribasso. Oltre un terzo degli intervistati prevede una discesa dei listini del Vecchio continente nei prossimi sei mesi, mentre il 38% si attende un andamento laterale.

Non si discosta molto il giudizio su Piazza Affari, con il 41% dei fund manager che indica una stabilità attorno agli attuali livelli. La forte concentrazione sul settore finanziario fa sì che il listino italiano continui a subire gli effetti negativi della crisi di liquidità innescata da mutui subprime (quelli di bassa qualità) americani.

Wall Street, occhi puntati sulla Fed

L’iniezione di liquidità decisa dalla Federal Reserve nei giorni scorsi ha scaldato Wall Street solo per un giorno; poi tra i trader è tornata la preoccupazione per il forte rallentamento della crescita economica, il caro-greggio e la crisi del mercato del credito, che sembra lontana dalla soluzione. Se da un lato il piano di stimoli varato dall’amministrazione Bush e la debolezza del dollaro possono rappresentare un sostegno per l’economia nel medio periodo, nel breve preoccupa il peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro e il calo della spesa per consumi, che alimentano i timori di recessione.

Secondo alcuni gestori, le notizie negative non sono completamente incorporate nei prezzi di Borsa, per cui le quotazioni continueranno a scendere. Rispetto al mese scorso, la percentuale di pessimisti è leggermente aumentata dal 35 al 38% a fronte di una diminuzione dei fund manager che prevedono un andamento laterale. L’attenzione, comunque, è rivolta alle dichiarazioni e alle manovre della Banca centrale americana che hanno una duplice rilevanza: sono termometro della situazione congiunturale e possono dare una boccata d’ossigeno al mercato.

Tokyo, inversione di rotta non facile

Sulla Borsa di Tokyo continuano a pesare una serie di fattori negativi. La crescita del Prodotto interno lordo nel quarto trimestre 2007 è stata confermata allo 0,9%, ma è stata rivista al ribasso la stima annua scesa al 3,5% dal precedente 3,7%, a causa della debolezza della domanda interna e del rallentamento dei consumi americani. Non aiutano la forza dello yen, la situazione politica, le manovre fiscali poco favorevoli e le forme di governo societario meno trasparenti rispetto ad altri mercati sviluppati. Circa il 24% dei gestori prevede, di conseguenza, un ribasso della Borsa nei prossimi sei mesi, mentre il 43% stima una stabilità attorno agli attuali livelli perché il listino nipponico ha già perso molto in passato e potrebbe rimbalzare ai primi segnali di miglioramento congiunturale.

Bce, lotta tra rallentamento e inflazione

La Banca centrale europea ha lasciato i tassi invariati al 4% nella riunione del 6 marzo, ribadendo l’obiettivo primario di tenere sotto controllo l’inflazione, che è attesa in rialzo a causa dell’aumento del prezzo delle materie prime e dei beni alimentari. Sulla posizione assunta dall’istituto guidato da Jean Claude Trichet, i gestori sono divisi: secondo alcuni il caro-vita è un falso problema, mentre quello vero è la crescita economica; secondo altri è un fattore da non sottovalutare. Circa un terzo degli intervistati è convinto che i rendimenti scenderanno a fronte di un incremento dei prezzi, mentre poco meno del 40% propende per una stabilità attorno agli attuali livelli.

Fed concentrata sul rischio recessione

I gestori sono convinti che i tassi di riferimento continueranno a scendere negli Stati Uniti, perché la Banca centrale Usa è impegnata per impedire una recessione. A differenza della Bce è meno preoccupata per l’inflazione che, secondo alcuni gestori, invece, potrebbe rappresentare un problema. Pochi si attendono un rialzo dei prezzi delle obbligazioni (meno del 20%), mentre il 47,6% degli intervistati prevede un ribasso nei prossimi sei mesi.

Dollaro troppo debole

Mentre l’euro tocca nuovi massimi nei confronti del dollaro, i gestori che prevedono un ulteriore apprezzamento della moneta comunitaria si attestano sotto il 10%. Poco meno della metà stima, invece, un riscatto del biglietto verde. In gioco ci sono gli equilibri del sistema finanziario internazionale che potrebbero essere messi in crisi da una divisa americana troppo debole. L’inversione, però, non avverrà a breve. “Il rally del dollaro non partirà prima della fine del secondo semestre”, dice Kevin Grice, economista di American Express. “La forza dell’euro aiuta il Vecchio continente a combattere l’inflazione, mentre la debolezza del biglietto verde è un’arma per lottare contro la recessione”.

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 4 e l’11 marzo, 21 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa l’80% degli asset gestiti in Italia. Si tratta di Aberdeen Am, Aletti Gestielle, Alpi fondi Sgr, American Express, Banca Ifigest, Banca Profilo, Dws Investments, East Capital, Euromobiliare Sgr, Eurizon Capital, Fideuram asset management, Ing Im, Investitori, JC&Associati, Julius Baer, Mps Am,, Pioneer Im, Sella gestioni, Soprarno Sgr, Total Return Sgr, Vontobel.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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