Un brutto colpo, soprattutto per quegli investitori che si erano esposti in maniera significativa su quei mercati, credendo che le zone emergenti (India e Cina in particolare) avrebbero mantenuto un po’ della loro forza nonostante il rallentamento dell’economia globale. I fondi
raccolti nella categoria Morningstar Asia Pacifico ex Giappone, a livello globale, dai picchi toccati a novembre dell’anno scorso hanno registrato (fino al 31 maggio) un crollo medio del 14,4%, facendo peggio di quelli specializzati su Stati Uniti ed Europa. “Questa debolezza è dovuta principalmente all’aura negativa che ha condizionato i mercati azionari mondiali e alla paura degli investitori che il rallentamento dell’economia americana portasse il resto del mondo a una recessione”, spiega Ash Kumar, analista di Morningstar. “Ma è anche attribuibile a fattori specifici dei singoli Paesi”. Gli economisti, per esempio, scommettono su una possibile stretta monetaria da parte della Reserve Bank of India per contenere l’inflazione derivante dalla corsa delle materie prime. “Questo può coincidere con il rallentamento dell’economia del Paese che quest’anno potrebbe crescere del 7,5% contro il 9% circa registrato in passato”.
“Il cattivo andamento nel breve termine probabilmente si spiega con la fiducia che i gestori danno alla regione asiatica nel lungo”, continua Kumar. “Non a caso continuano ad aumentare gli investimenti su Cina e India a spese di Hong Kong”. Secondo l’analista l’esposizione sui due Paesi è ai massimi storici ed è il risultato della debolezza di quei mercati negli ultimi sette mesi.
Visto con gli occhiali degli investitori privati, l’andamento dell’area dimostra che non può essere considerata un porto sicuro nei momenti di turbolenza dei mercati. “Questo non significa che le due economie non abbiano forti potenzialità future e una buona capacità di diversificazione”, precisa Kumar. “Noi crediamo che le abbiano e per questo comprendiamo perché i gestori si stanno sbilanciando. Tuttavia suggeriamo agli investitori di capire bene quanta parte del portafoglio è investita in maniera diretta e indiretta su questi due Paesi. I titoli delle risorse energetiche, per esempio, sono legati a filo doppio alle prospettive di crescita di India e Cina. L’aumento del prezzo del petrolio potrebbe bloccarsi improvvisamente se l’appetito dei due giganti dovesse passare. Il nostro consiglio è quello di investire in un fondo che abbia una buona diversificazioni su tutti i Paesi della regione”.
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