India e Cina sono la zavorra dell'Asia

I due Paesi stanno frenando la regione e i fondi specializzati. Ma, per gli analisti, le potenzialità ci sono ancora.

Marco Caprotti 10/06/2008 | 14:35
Facebook Twitter LinkedIn
Cina e India stanno pesando sull’andamento della regione asiatica (Giappone escluso). E sui fondi specializzati in quell’area. Nell’ultimo mese (fino al 10 giugno e calcolato in euro), l’indice Msci di riferimento ha perso circa il 5,3%. I due Paesi, spiegano gli analisti, sono stati fra i peggiori performer dell’Asia a partire da novembre dell’anno scorso, quando la crisi scatenata dai mutui americani subprime (quelli di scarsa qualità) si è trasformata in una correzione dell’azionario a livello globale.

Un brutto colpo, soprattutto per quegli investitori che si erano esposti in maniera significativa su quei mercati, credendo che le zone emergenti (India e Cina in particolare) avrebbero mantenuto un po’ della loro forza nonostante il rallentamento dell’economia globale. I fondi

raccolti nella categoria Morningstar Asia Pacifico ex Giappone, a livello globale, dai picchi toccati a novembre dell’anno scorso hanno registrato (fino al 31 maggio) un crollo medio del 14,4%, facendo peggio di quelli specializzati su Stati Uniti ed Europa. “Questa debolezza è dovuta principalmente all’aura negativa che ha condizionato i mercati azionari mondiali e alla paura degli investitori che il rallentamento dell’economia americana portasse il resto del mondo a una recessione”, spiega Ash Kumar, analista di Morningstar. “Ma è anche attribuibile a fattori specifici dei singoli Paesi”. Gli economisti, per esempio, scommettono su una possibile stretta monetaria da parte della Reserve Bank of India per contenere l’inflazione derivante dalla corsa delle materie prime. “Questo può coincidere con il rallentamento dell’economia del Paese che quest’anno potrebbe crescere del 7,5% contro il 9% circa registrato in passato”.

L’effetto negativo dei giganti asiatici sui fondi dell’area diventa ancora più evidente se si osservano le composizioni dei portafogli negli ultimi sette mesi. Gli strumenti che stanno andando male (e sono quindi nell’ultimo quartile) hanno un’esposizione nei confronti della Cina doppia rispetto a quelli che si trovano nel primo quartile. Lo stesso discorso vale per chi investe in India. Una ulteriore conferma arriva guardando l’andamento degli indici di riferimento. Gli Msci China e India, che hanno toccato i massimi a ottobre 2007, da allora sono scesi rispettivamente del 27,2% e 19,3% in euro. I fondi raccolti nelle categorie Morningstar Cina e India, a livello globale, hanno lasciato per strada il 25,2% e il 19,4%. Per avere un’idea dell’ampiezza di questo declino basta vedere cosa avevano fatto da marzo 2003, quando il precedente mercato Orso era terminato, fino a ottobre dell’anno scorso: +44,1% e +40,7% (annualizzati).

“Il cattivo andamento nel breve termine probabilmente si spiega con la fiducia che i gestori danno alla regione asiatica nel lungo”, continua Kumar. “Non a caso continuano ad aumentare gli investimenti su Cina e India a spese di Hong Kong”. Secondo l’analista l’esposizione sui due Paesi è ai massimi storici ed è il risultato della debolezza di quei mercati negli ultimi sette mesi.

Visto con gli occhiali degli investitori privati, l’andamento dell’area dimostra che non può essere considerata un porto sicuro nei momenti di turbolenza dei mercati. “Questo non significa che le due economie non abbiano forti potenzialità future e una buona capacità di diversificazione”, precisa Kumar. “Noi crediamo che le abbiano e per questo comprendiamo perché i gestori si stanno sbilanciando. Tuttavia suggeriamo agli investitori di capire bene quanta parte del portafoglio è investita in maniera diretta e indiretta su questi due Paesi. I titoli delle risorse energetiche, per esempio, sono legati a filo doppio alle prospettive di crescita di India e Cina. L’aumento del prezzo del petrolio potrebbe bloccarsi improvvisamente se l’appetito dei due giganti dovesse passare. Il nostro consiglio è quello di investire in un fondo che abbia una buona diversificazioni su tutti i Paesi della regione”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures