Piazza Affari non è riuscita a sottrarsi all’ondata di vendite che ha colpito le Borse di tutto il mondo, in preda alle tensioni sul fronte macroeconomico. Le attese per una stretta monetaria da parte della Federal Reserve e della Banca Centrale europea, le continue fiammate inflazionistiche in Europa e America, anche a causa di un petrolio che viaggia oltre i 130 dollari al barile, costituiscono un mix esplosivo che sta tenendo in sca
cco il mondo dei capitali.
Un aumento del costo del denaro influisce negativamente sui bilanci degli istituti di credito domestici, già provati dalla contrazione degli impieghi e dalla battuta di arresto dei mutui immobiliari. Ma una nuova stretta monetaria, in un momento in cui la liquidità comincia a scarseggiare, provocherà anche una riduzione dei consumi e della capacità di spesa delle famiglie, oltre che rendere più oneroso l’indebitamento delle imprese. Gli analisti più pessimisti temono che il rallentamento della produzione economica possa sfociare in una recessione, soprattutto per quei paesi che, come l’Italia hanno già una crescita vicina allo zero.
Tuttavia, l'Istat ha rivisto al rialzo la stima preliminare sul Prodotto Interno Lordo italiano per il 2008. Nel primo trimestre il Pil è cresciuto dello 0,5% rispetto all'ultimo trimestre 2007 e dello 0,3% sul primo trimestre 2007, contro le stime iniziali che avevano rilevato una crescita congiunturale dello 0,4% e una crescita tendenziale (cioè per tutto l’anno) dello 0,2%. Con una crescita congiunturale invariata nei prossimi tre trimestri, il Pil del 2008 sarebbe quindi pari allo 0,3%.
Ma per gli analisti 10 punti base di revisione al rialzo delle stime non bastano per poter essere più ottimisti sul ciclo. Un altro settore penalizzato dalla congiuntura difficile è quello degli editoriali, che nell’ultimo mese hanno perso il 19,73% (indice settoriale di Borsa Italiana al 10 giugno). Secondo gli analisti di Websim, del gruppo Intermonte, le società del comparto stanno scontando in maniera troppo aggressiva il “ridimensionamento degli investimenti in pubblicità causato dal rallentamento delle economie”.
A farne le spese soprattutto le società dei media molto indebitate come Seat, la peggior blue chip della Borsa italiana, che ha perso oltre l’80% nell’ultimo anno. Ma non è andata meglio a società finanziariamente più solide come l’Espresso e la Mondadori, che hanno bruciato 10 anni di crescita in Borsa, perdendo nell’ultimo anno metà del loro valore.
Spinti dai recenti record dei prezzi del greggio, il comparto dei petroliferi è riuscito a difendersi e concludere l’ultimo mese praticamente invariato (-0,1% l’indice di settore di Borsa Italiana). Di poco positivi i colossi domestici come ENI ed ERG, ma la forte volatilità che si registra nel comparto non aiuta a prendere posizioni di lungo periodo.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.