L’inflazione domina le economie dell’Est

Nell’ultimo mese le principali Borse dell’Europa orientale hanno mostrato segnali di debolezza e i ribassi hanno sfiorato il 10%. A tenere sotto scacco i listini e le politiche monetarie è il surriscaldamento dei prezzi.

Maria Grazia Briganti 24/06/2008 | 14:07
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Le piazze dell'Est Europa non si sono salvate dalla nuova ondata di vendite che ha colpito i mercati dei capitali finanziari in diverse parti del mondo. Il caro greggio e la spinta al rialzo dei prezzi, la caduta della Borsa cinese e i consolidati timori sulla congiuntura americana hanno nuovamente assorbito liquidità e affossato i listini più esposti alle tensioni speculative.

Nell’ultimo mese, il Bux ungherese ha perso oltre il 10%, il Wig polacco il 7%, mentre il PX di Praga e l’Ise turco hanno realizzato un calo superiore all’8% (tutti i dati sono espressi in valuta locale e calcolati al 20 giugno). Più contenute le perdite per il listino slovacco (-4,4%) e per l’indice Rts della Borsa moscovita (-2,7% in dollari).

Sul fonte interno e comune a tutte le economie dell’area, è l’inflazione a tenere banco nelle aspettative economiche e nelle decisioni di politica monetaria. Nella seduta di ieri, la Banca Centrale ungherese, a sorpresa, ha mantenuto invariati i tassi di interesse all’8,5%.

Gli analisti erano convinti che l’istituto avrebbe risposto con decisione alle pressioni inflazionistiche, con i prezzi che aumentano a un ritmo pari al 6,6% annuo. Un dato allarmante per l’economia, confermato anche dalla ripresa dei salari, che nel corso dell’ultimo anno sono aumentati del 10%. Nel breve periodo, tuttavia, il surriscaldamento dei prezzi non dovrebbe incidere sulle previsioni di crescita: sebbene meno interessanti di altri paesi dell’area, le stime parlano di una crescita del 2,2%, nel 2008, del 3,2% per il 2009 e del 3,7% nel 2010.

Anche in Polonia, ci si attende un ulteriore aumento dei tassi di riferimento: dal livello minimo storico del 4% toccato nell’aprile dello scorso anno, l’istituto centrale ha effettuato sette aumenti consecutivi - ad eccezione delle ultime due riunioni – portando i tassi all’attuale livello del 5,75%.

Non si è invece mossa la Banca centrale della Slovacchia che, con un tasso di inflazione al 4% a maggio, attende di scoprire gli effetti dell’ormai scontato intervento della Bce, previsto per l’inizio di luglio. Secondo gli analisti, l’economia del paese è a rischio di surriscaldamento, dopo la crescita del Prodotto Interno lordo pari all’8,7% nel primo trimestre dell’anno. A trainare il Pil, il più alto di tutta l’Unione Europea, sono state le esportazioni e i consumi delle famiglie, anche questi ultimi alimentati dalla crescita dei salari e dalla creazione di nuovi posti di lavoro.

A raffreddare le esportazioni contribuisce invece la forza della corona, la valuta nazionale, a causa delle forti pressioni speculative dovute alle aspettative sul livello di conversione con l’euro. La Slovacchia dovrebbe entrare nell’Unione monetaria e adottare l’euro nel gennaio prossimo: secondo gli analisti il cambio avverrà al livello più alto di conversione, che era già stato innalzato del 15% lo scorso 28 maggio a quota 30.136 corone contro la valuta comunitaria.

La Borsa di Mosca ha contenuto le perdite al 2,7%. L’indice Rts, espresso in dollari, ha mostrato un andamento molto volatile, toccando un nuovo massimo storico il 19 maggio per poi ripiegare. A convogliare ancora gli acquisti sul listino russo sono stati in particolare gli sgravi fiscali a favore delle società petrolifere, annunciati in un momento in cui le quotazioni del greggio viaggiano su livelli record. Il mercato ha inoltre reagito positivamente al completamento dell’avvicendamento politico: anche la nomina di Putin a primo ministro, sebbene scontata, è stata apprezzata nell’ottica della continuità politica.

Anche se l’economia del Paese continua a essere solida e mantenersi su un tasso di crescita dell’8% annuo, un nemico importante è l’aumento del tasso d’inflazione, oggi intorno all’11%, che rischia di mettere a rischio l’intero processo economico. La Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) già a fine 2007 aveva lanciato l’allarme e accusato il Cremlino di non aver intrapreso le giuste misure per frenare il rincaro, soprattutto dei generi alimentari.

La Banca centrale russa ha invece comunicato che continuerà la sua vigilanza e il controllo dei prezzi e che dal mese di luglio inizierà a innalzare le riserve obbligatorie, allo scopo di contenere la domanda di valuta estera del Paese.

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Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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