Gli elementi aleatori riguardano le mosse future della Bce – anche se i mercati sembrano scontare una nuova stretta per ottobre - lo scenario macroeconomico dell’area e, a ruota, le strategie di investimento da seguire in un’estate che si preannuncia tempestosa q
uasi come quella dell’anno scorso. “Nonostante la forza dell’euro molti Paesi continuano a fare bene”, ha spiegato Allan Nichols, analista di Morningstar durante l’annuale conference degli investitori a Chicago. “Anche se ci sono stati dei rallentamenti in Irlanda, Spagna e, pur se in misura minore, in Inghilterra molti Stati stanno facendo bene grazie ad esportazioni sorprendentemente in crescita. Alcune aziende di Eurolandia continuano a beneficiare dello sviluppo dei mercati emergenti: forniscono prodotti e servizi senza prendersi il rischio di aprire aziende in quelle zone”.
Ma se la malattia è evidente, più difficile è individuare la cura. Molti guardano con apprensione alle decisioni della Banca centrale europea. Una serie di rialzi dei tassi darebbe una raffreddata all’inflazione, ma metterebbe imprese e famiglie nella condizione di avere un accesso più difficile ai prestiti con inevitabili conseguenze negative sulla crescita congiunturale.
Dal punto di vista operativo, i titoli europei delle materie prime, che fino ad ora sembravano un porto sicuro vista la richiesta dai Paesi in via di sviluppo, potrebbero trasformarsi in un pericolo se la domanda dovesse fermarsi. Secondo i dati elaborati da Bloomberg, le commodity da gennaio hanno avuto il miglior primo semestre degli ultimi 35 anni. Per qualcuno, potremmo quindi trovarci di fronte a una bolla che sta per esplodere con effetti non del tutto chiari sui mercati. “In una situazione del genere, il nostro consiglio è di cercare società i cui prezzi siano depressi e che lavorino molto con i mercati emergenti, ma senza avere degli impianti di produzione in loco”, dice Nichols. “In questo modo si possono continuare a sfruttare le potenzialità di quelle regioni ma senza rischi diretti”.
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