Dalla ricerca sono emerse una conferma e una sorpresa. La conferma è che i fondi comuni d'investimento italiani sono andati male, come molti sanno: al 27 giugno 2008, gli azionari perdevano il 21,65% rispetto ad un anno prima, quando la crisi dei subprime iniziò a palesarsi in tutta la sua gravità. Prevale il segno meno anche nei rendimenti a sei mesi (-1
7,82%), tre mesi (-2,15%) ed un mese (-7,50%), a riprova che, almeno per quanto riguarda il comparto azionario, nelle ultime settimane la crisi è tornata ad aggravarsi. La performance ad un anno è negativa anche per i fondi bilanciati (-11,04%) e obbligazionari (-2,07%), e lo stesso vale per il rendimento a sei mesi (-9,14% i primi; -2,30% i secondi), tre mesi (rispettivamente, -2,02% e -1,13%) ed un mese (-3,82% i bilanciati, -1,23% gli obbligazionari).
Considerando il rendimento a tre mesi, i valori tendono a convergere. I fondi che investono sia in azioni che in obbligazioni perdono mediamente il 2,02%, contro il 2,07 dei prodotti etici, ma nell'ultimo mese la forbice è tornata ad allargarsi: nel complesso, i bilanciati cedono oltre un punto percentuale in più rispetto a quelli socialmente responsabili (- 3,82% i primi, -2,76% i secondi).
Considerazioni analoghe valgono a proposito degli obbligazionari: la crisi finanziaria ha colpito anche gli etici, ma l'investimento socialmente responsabile è riuscito a proteggere meglio i risparmi degli investitori. Anche in questo caso, le differenze più significative si riscontrano ponendo a confronto l’orizzonte a sei mesi ed un anno (quello contemporaneo allo scoppio e alla propagazione della crisi finanziaria internazionale originata dal collasso dei mutui subprime americani). Mentre, nel complesso, gli obbligazionari perdono il 2,3% a sei mesi e il 2,07 ad un anno, quelli socialmente responsabili cedono l'1,05% a sei mesi, e guadagnano un + 0,19% a un anno.
Solo in riferimento al rendimento trimestrale, i fondi obbligazionari etici hanno reso meno rispetto alla media di categoria (- 1,64% gli etici contro il -1,13% dell’universo obbligazionario). In generale, un risultato positivo considerato che la crisi dei mutui americani subprime, secondo le stime del Fondo monetario internazionale, alle istituzioni finanziarie mondiali è costata mille miliardi di dollari.
Il discorso cambia per il comparto azionario che, a livello internazionale, è quello che ha subito maggiormente le ripercussioni della crisi subprime. L’indice azionario Msci World Equity da gennaio ha ceduto l’11,7% facendo registrare la peggiore performance semestrale dal 1982. In Europa, l’Ftse Eurofirst ha fatto segnare il peggior risultato dal lancio nel 1986, mentre altri due indici, l’Ftse 100 e l'S&P 500 sono sprofondati rispettivamente sotto il 14,4% e il 12,5%, sfiorando i precedenti record negativi del 1994 e 2002. Lo scenario si riflette anche sui rendimenti dei fondi italiani. Nel caso dei prodotti azionari, l’investimento socialmente responsabile rispecchia, tendenzialmente, l’andamento del comparto, almeno sull'orizzonte di un anno, sei mesi, tre mesi, ed un mese.
Nel dettaglio, se la performance media del comparto azionario ad un anno è negativa (-21,65%), i prodotti socialmente responsabili cedono lo 0,75% in più (-22,40%). Gli azionari etici fanno meglio del comparto, invece, sia in riferimento ad un orizzonte semestrale (-17,34% i primi, - 17,82% il secondo) che mensile (-7,17% contro -7,50%), mentre sui tre mesi perdono lo 0,22% in più rispetto alla media di categoria (-2,37% contro -2,15).
A questo punto è lecito chiedersi per quale motivo i fondi azionari etici non abbiano replicato i risultati ottenuti dai loro cugini obbligazionari e bilanciati. “Una possibile interpretazione è questa: un certo numero di prodotti etici collocati in Italia risponde ad un approccio ormai antiquato, che fa riferimento in modo preponderante ai criteri negativi”, risponde la ricerca. “Sono quelli che escludono determinati settori industriali (tipicamente: armi, alcool, tabacco, pornografia, ecc.) mentre l’analisi del gestore finisce spesso per trascurare i criteri positivi, che permettono, invece, di selezionare imprese o Stati caratterizzati da un buon profilo di responsabilità sociale ed ambientale”.
Forse, continua la ricerca, quella complessa e rigorosa analisi che permette di individuare le imprese socially responsible, in alcuni situazioni (come per gli azionari) è venuta a mancare. “Non è un caso, probabilmente, che dei 16 fondi azionari etici collocati in Italia, soltanto tre (Credit Suisse Equity Fund Future Energy, Valori Responsabili Azionario e Dexia Eqs Sustainable Green Planet) abbiano un’esposizione nulla, o quasi, sui titoli finanziari, ovvero quelli che negli ultimi mesi sono stati maggiormente colpiti dalla crisi subprime”, continua il report. “E forse ancora non è un caso che di questi tre fondi, due (Credit Suisse Equity Fund (Lux) Future Energy e Valori Responsabili Azionario) abbiano registrato una performance ad un anno nettamente superiore rispetto alla media del comparto: rispettivamente -3,92 e -15,90%. Al contrario, neanche questa volta è casuale che tutti gli altri fondi azionari etici disponibili in Italia siano esposti su titoli finanziari in percentuali molto elevate che vanno dal 18,45% al 42,51%”.
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