Il bilancio sarebbe stato ancora più pesante senza il rimbalzo della seduta di ieri. Dopo aver bruciato miliardi di dollari di capitalizzazione nelle ultime 5 sedute, ieri la piazza americana ha provato ad avere fiducia nell’esito dei risultati aziendali. La retromarcia del prezzo del petrolio e un paio di trimestrali al di sopra delle attese – tra cui quella, im
portantissima, della banca Wells Fargo - hanno fornito gli spunti giusti per ritornare a comprare soprattutto nel settore bancario, ormai totalmente allo sbando da mesi.
Il Governo Federale è subito corso ai ripari mettendo a punto un piano di salvataggio che però non ha convinto totalmente, anche perché il presidente americano Bush ha comunque sottolineato che si tratta di un provvedimento isolato e che non arriveranno dal Governo aiuti a pioggia per tirare in salvo altri istituti finanziari.
A contribuire a dare un po’ di fiato alle contrattazioni è stato anche l’intervento della Sec, la commissione di vigilanza americana, che ha aperto un’inchiesta sulle transazioni effettuate dai broker che effettuano operazioni di short selling (vendita allo scoperto) e ha stilato una lista di 17 titoli sui quali non è possibile effettuare transazioni senza la disponibilità del titolo.
Nel complesso, per usare le parole del Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, l’economia americana è “ostaggio di tensioni finanziarie, tracolli immobiliari, disoccupazione e rincari delle materie prime”. Un mix esplosivo da far tremare investitori e risparmiatori di tutto il mondo. In realtà il mercato americano è stato tra i meno colpiti dai cali rispetto alle altre piazze finanziarie. L’Europa, da inizio anno, ha perso il 20,5%, mentre l’Msci World ha registrato una perdita del 21% (performance in euro al 16 luglio).
Secondo alcuni esperti, i dati macro pubblicati ultimamente hanno evidenziato una situazione meno pesante del previsto. La crescita del Prodotto interno lordo del primo trimestre si è mantenuta in linea con le aspettative, anche grazie agli interventi fiscali che hanno sorretto i consumi delle famiglie.
Ma il peso di queste misure tenderà a diminuire nella seconda parte dell’anno e secondo gli strategist di Pictet, “l’inflazione elevata e il previsto rincaro delle materie prime porterà a una contrazione o a un azzeramento della spesa reale, con relativo impatto sul Prodotto Interno lordo americano”. Secondo la Fed, il Pil atteso per il 2008 oscillerà tra l’1 e l’1,6%, mentre le stime del Fondo Monetario Internazionale parlano di una crescita dello 0,5%. Il mercato del lavoro, al contrario, continua a perdere occupati e presenta un tasso di disoccupazione del 5,5%, il massimo dal 2004. Non da ultimo, preoccupa l’inflazione che anche a giugno è risalita, arrivando a toccare il 5% su base annua. Tuttavia, il dato core, cioè depurato delle componenti volatili come alimentari ed energia, è di poco superiore alla soglia del 2% stabilita dalla Fed.
In questo scenario, gli operatori si dividono sugli esiti dei numeri provenienti dal comparto aziendale. La stagione delle trimestrali inaugurata da qualche giorno costituirà, come sempre, il banco di prova più atteso.
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