Per l’industria degli hedge fund, giugno è stato una pessima conclusione a un buon trimestre. L’indice Morningstar 1000 specializzato sugli alternativi ha perso lo 0,73% in dollari, facendo scendere il rendimento complessivo del periodo al 2,07%. Da inizio anno, la performance è dello 0,31% contro il -11,7% (in dollari) dell’Msci World e il +3,5% del benchmark obbligazionario Lehman Brothers global aggregate. Da gennaio, è scivolato in terreno negativo il benchmark Morningstar dei fondi di fondi hedge (-0,26%), che però a giugno ha contenuto il ribasso (-0,57%) e nel trimestre ha reso l’1,43%.
Il mese scorso i mercati sono scesi sensibilmente (-8% l’Msci globale in dollari) e la volatilità è tornata ai livelli di marzo, tra i timori di recessione e crescita dell’inflazione. “La ma
ggior parte degli hedge fund non è immune dagli shock economici, nonostante quello che implica il loro nome (hedge significa “copertura”, ndr)”, spiega Nadia Van Dalen, analista di Morningstar.
Non tutti gli hedge fund sono andati male. In particolare, i Global Trend, che sono specializzati su future, opzioni e valute, hanno beneficiato della forte crescita del prezzo delle materie prime, proseguendo il rally che dura ormai da un anno. Hanno chiuso in terreno positivo anche i fondi alternativi “Non trend”, ossia quelli che basano la loro strategia sulle attese sui tassi di interesse e i cambi, grazie all’ulteriore calo del dollaro rispetto all’euro. L’alta volatilità ha favorito gli “equity arbitrage”, che negli ultimi dodici mesi, con le Borse sull’ottovolante, hanno guadagnato oltre l’8%. Il mese scorso è stato pessimo, invece, per gli hedge fund azionari e quelli specializzati su fusioni, acquisizioni e titoli di aziende in difficoltà (indici Morningstar corporate actions e distressed securities), che sono stati penalizzati dalla crisi del mercato creditizio.
Da inizio anno, secondo le statistiche Morningstar, basate su oltre 8.500 strumenti alternativi, la raccolta a livello mondiale è stata negativa per oltre un miliardo di dollari. Tuttavia, le categorie con le migliori performance hanno registrato sottoscrizioni di gran lunga superiori ai riscatti, in particolare i Global trend (oltre 6 miliardi). Ancor più significativo, a maggio si è assistito allo spostamento dei flussi dai fondi con Rating più basso a quelli a 4 e 5 stelle, che hanno chiuso con un saldo positivo superiore ai 10 miliardi di dollari.
Nelle fasi di incertezza e volatilità, dicono gli esperti, emerge con chiarezza la differenza tra i gestori di qualità, che sanno muoversi con abilità tra diverse strategie, e quelli che cavalcano semplicemente i trend. Come ricorda Shoaib Khan, senior portfolio manager di Ubp Alternative investments, l’industria è cambiata nel corso degli anni e “situazioni in cui un fondo ha guadagnato il 40% per poi perdere la stessa percentuale in uno o due mesi non sono da considerarsi una buona scelta”.
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