Proprio l’aumento dei prezzi ha invece spinto verso l’alto il tasso di rivalutazione del Trattamento di Fine Rapporto (Tfr), che nello stesso periodo ha garantito il 2,1%, cioè l’1,5% più il 75% dell’inflazione.
Ma vediamo nel dettaglio cosa è successo e quali risultati hanno archiviato i risparmiatori italiani che hanno destinato la propria pensione integ
rativa a un fondo aperto. In media, secondo i dati Morningstar chiusi al 30 giugno, le oltre 420 linee aperte presenti sul mercato hanno perso il 4,33% nel primo semestre e il 3,68% nel corso dell’ultimo anno. Le casse di categoria, invece, (leggi l’articolo sui fondi chiusi) negli stessi periodi hanno contenuto le perdite rispettivamente al -2,6% e allo -0,55%, anche grazie a una composizione dei portafogli in media più conservativa e meno esposta ai mercati azionari.
Nel triennio, invece, in cui non erano tuttavia attive ancora le linee garantite, il guadagno medio dei fondi pensione aperti è stato pari al 2,56%.
Dall’analisi per macro-categorie, tuttavia, il confronto con i mercati finanziari di riferimento è meno penalizzante: con un calo medio del 12%, le linee azionarie hanno comunque contenuto le perdite rispetto ai listini (-18,1% la flessione dell’indice Msci World nel semestre e -23,2% quella dell’S&P/Mib). Le linee bilanciate più aggressive hanno perso il 9,2%, quelle bilanciate circa il 7%, mentre le linee monetarie e garantite hanno guadagnato lo 0,44%, contro lo 0,77% offerto nel semestre dai mercati obbligazionari (espressi dall’indice JPM GBI).
Come ribadito dal presidente della Covip Luigi Scimìa in occasione dell’ultima relazione “i segnali poco incoraggianti giunti dai mercati finanziari e dal sistema economico nazionale nei primi mesi dell’anno hanno reso più difficile per i lavoratori la scelta relativa all’adesione, anche per l’esigenza di valutare le prospettive di reddito in rapporto a una congiuntura economica non tranquillizzante”. Non sorprende quindi che il tasso di adesione dei primi sei mesi si sia fermato al 2,8%.
Le valutazioni previdenziali dovrebbero guardare a orizzonti di lungo termine. Se consideriamo, infatti, il periodo 2003-2007, prosegue Scimìa, il rendimento medio aggregato dei fondi pensione negoziali e aperti supera di dieci punti percentuali la rivalutazione netta del TFR. Appare, quindi, necessario promuovere la capacità di adottare decisioni che guardino ad un arco di tempo più esteso”.
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