I pro e i contro del Rescue Plan

Il piano di salvataggio da 700 miliardi di dollari dell'America salverà dall'apocalisse. Ma non è una medicina miracolosa.

Marco Caprotti 29/09/2008 | 12:30
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Quella che segue è la traduzione di un articolo di Eric Jacobson, senior analyst di Morningstar

In pochi giorni Bear Stearns, Fannie Mae, Freddie Mac, Lehman Brothers, American International Group e Washington mutual sono scomparse o sono state salvate, in un modo o nell’altro, dallo Zio Sam. Il piano generale da 700 miliardi di dollari del governo per rimettere ordine e stabilizzare quello che è rimasto del sistema finanziario sta per ottenere il via libera del Congresso e dell’amministrazione Bush.

“Il sistema rischia di implodere da un giorno all’altro”, spiega Bill Gross, responsabile degli investimenti di Pimco. Seco

ndo il gestore il mercato del debito, attraverso il quale molte corporation ottengono crediti a breve termine, è sostanzialmente morto in questi giorni. C’è il rischio immediato che sempre più istituzioni finanziarie vogliano liberarsi di questi titoli innescando una reazione a catena. Gli hedge fund continueranno a liberarsi degli asset che hanno preso in prestito per le loro operazioni arrivando, uno ad uno, al collasso. Secondo Gross, inoltre il mercato immobiliare, quello obbligazionario e quello azionario crolleranno ancora. E il tonfo si farà sentire.

Gli effetti saranno pesanti anche sulla vita dell’uomo qualunque. “La nostra intera economia dipende dai crediti e dalle banche”, dice Gross. “Quando stacchiamo o riceviamo un assegno lo facciamo fidandoci del fatto che la banca onorerà la spesa. Tutto questo diventa più difficile se gli istituti di crediti crollano o, se l’aumento della disoccupazione e della bancarotte fanno lo sgambetto all’economia. Il pericolo è reale ed imminente.

Sulla stessa lunghezza d’onda il suo collega di Metropolitan West Asset Managemnt Tad Rivelle. “Se il piano di salvataggio passerà, il Governo darà una ventata di ottimismo ai mercati e riuscirà a prevenire uno scenario apocalittico”, spiega il gestore. “Senza un intervento dell’amministrazione, l’inevitabile perdita di fiducia del mercato darà delle pesanti spallate a tutte le istituzioni finanziarie. E nessuno sarà abbastanza grande e forte da reggere.

La buona notizia e che non mancheranno gli aspetti positivi: Gross e altri (fra cui il finanziere Warren Buffet, hanno già detto pubblicamente che l’idea del Tesoro di accollarsi i mutui a rischio per rivenderli più avanti nel tempo darà all’amministrazione sostanziosi profitti.

Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Anche se il piano di salvataggio avrà successo, dicono Gross e Rivelle, l’economia andrà in recessione e le banche che saranno salvate non saranno necessariamente in salute. Bisognerà anche vedere se gli investitori internazionali continueranno ad acquistare obbligazioni governative Usa (i cosiddetti Tbond) riducendo così il debito.

Ma per come la vedono i due gestori, meglio affrontare questi ostacoli che avere a che fare con i problemi che ci saranno se Washington non agisce alla svelta.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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