Il pharma va, ma aspetta le presidenziali

I farmaceutici resistono alla crisi. I rendimenti dipenderanno dalle elezioni Usa.

Marco Caprotti 27/10/2008 | 16:11
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Ignorato dalle cronache finanziarie di queste settimane, il comparto farmaceutico sta dimostrando una certa capacità di resistenza alla crisi. L’indice Msci del settore in un mese (fino al 27 ottobre e calcolato in euro) ha perso il 4,5% circa contro il quasi -20% fatto segnare nello stesso periodo dal listino World.

Il settore heathcare, insomma, riesce a restare parzialmente isolato dalle tempeste che stanno squassando il paesaggio economico mondiale. Merito, spiegano gli operatori, del basso indebitamento delle aziende del comparto. “La maggior parte delle società posso generare flussi di cassa sufficienti per finanziare la crescita del loro business senza bisogno di ricorrere a prestiti”, spiega un report di Debbie Wang, analista di Morningstar. “Questo abbassa la loro esposi

zione ad alcuni dei pericoli che stanno attraversando i mercati finanziari in questo momento”. Le società biotecnologiche, inoltre, sono abituate a fare da sole visto che, anche in condizioni normali, difficilmente trovano banche disposte a finanziare ricerche che non si sa quale risultato avranno. “C’è poi da considerare l’elemento classico che caratterizza il pharma: la sua indipendenza dal ciclo economico. La gente, infatti, continua ad ammalarsi anche se le Borse vanno male”, continua la nota.

Il settore tuttavia non è privo di rischi. I più evidenti sono legati ad aspetti politici, regolamentari, clinici e legali. “Anche in questo caso, però, si tratta di pericoli che non sono legati allo scenario congiunturale”, dice Wang. L’ostacolo maggiore è rappresentato dalla rigidità della Food & Drug Administration (Fda, l’ente americano che dà il via libera alla commercializzazione dei farmaci) che, dopo gli scandali degli anni scorsi, è diventata ancora più severa. Questo atteggiamento l’ha portata a bloccare la vendita di prodotti di alcuni colossi come Novartis, Merck e Schering-Plough. Scelte che, secondo alcuni top manager del settore potrebbero portare gli Usa a perdere la leadership nel comparto farmaceutico. “Certo, si tratta di una posizione un po’ estrema” dice lo studio di Morningstar. “Ma va detto che c’è poco da fare per evitare il pugno di ferro della Fda”.

Chi vuole investire nel settore, dovrà poi seguire con attenzione le prossime elezioni presidenziali americane visto che la maggior parte dei colossi del settore sono made in Usa e il loro andamento condizionerà il mercato a livello globale. “La salute e il sistema sanitario sono il due punti su cui i due candidati hanno le maggiori differenze di vedute”, spiega Wang. “Sfortunatamente nessuno dei candidati ha fornito un piano dettagliato su come contenere le spese mediche. E questo è proprio l’elemento che condizionerà i guadagni delle aziende. Una considerazione, tuttavia, la possiamo fare: l’enorme deficit di bilancio con cui hanno a che fare gli Stati Uniti, impedirà di operare riforme radicali per i prossimi due anni”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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