Tra le più penalizzate è stata la Borsa russa, dove l’indice RTS (al 19 novembre), ha ceduto il 14% in un mese. A poco sono valsi i tentativi del presidente russo Dmitry Medvedev, di sospendere più volte le contrattazioni per arginare le perdite e impedire agli operatori di lasciarsi prendere dal panico.
>Il presidente ha parallelamente deliberato una serie di interventi volti a sostenere l’economia e la moneta nazionale. Sono infatti stati previsti aiuti per 200 miliardi di dollari di tagli fiscali, mentre per sostenere il rublo il governo ha utilizzato le riserve nazionali che sono scese drammaticamente nel corso degli ultimi 3 mesi, destando la preoccupazione degli economisti circa la stabilità macroeconomica del Paese, che vantava le più grandi riserve in valuta dopo Cina e Giappone.
I timori della recessione stanno colpendo soprattutto i settori ciclici, in particolare quello minerario ed energetico, messi in ginocchio dal calo del prezzo del petrolio e dalla fuga degli investitori dai settori che risentiranno del rallentamento economico in atto.
Pesanti le perdite anche per gli altri mercati dell’Est Europa, con il Bux ungherese che ha chiuso le ultime quattro settimane con un calo del 7,1%.
Anche qui particolarmente gravoso è stato il tentativo di mantenere stabile il cambio della valuta nazionale, il Forint. Una manovra “particolarmente importante per l’Ungheria” spiegano gli strategist di Union Investment in una nota “perché le banche locali devono far fronte ai prestiti spesso contratti in Franchi svizzeri o in Yen giapponesi e la debolezza della valuta ungherese genera problemi per il ripianamento di questi debiti. E così il Fondo Monetario Internazionale, è dovuto correre ai ripari con un prestito ad hoc per garantire all’Ungheria il pagamento del debito estero”.
Misure straordinarie sono state intraprese anche dalla Romania, (-14,6% l’indice BBI in valuta locale al 19 novembre) che alla vigilia delle elezioni governative del 30 novembre ha varato un pacchetto di aiuti e sgravi fiscali per un totale di 10 miliardi di euro a sostegno dell’occupazione e dell’economia. Secondo le stime, la produzione economica il prossimo anno dovrebbe crescere del 4,5%, circa la metà di quanto registrato nel 2008.
La tensione resta alta nell’area, e per il prossimo anno non si escludono ulteriori correzioni e difficoltà economiche ancora più serie, ma nel medio periodo le prospettive restano positive soprattutto in quei settori, suggeriscono ancora da Union Investment, delle infrastrutture, della telefonia mobile e del farmaceutico, che oggi non sono ancora stati penalizzati in Borsa.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.