“Sono i primi esempi di quella che ci si aspetta sia una concentrazione su larga scala del settore pharma”, spiega una nota di Morningstar. “Ma si tratta anche del segnale che, società ricche dal punto di vista dei bilanci, in assenza di prestiti bancari posson
o portare a casa buoni affari”. Le cose, infatti, sembrano andare bene pure dal punto di vista dei conti, anche se il mercato sembra non farci molto caso. Johnson&Johnson, per esempio, nell’indifferenza assoluta degli investitori, ha registrato nel quarto trimestre una crescita degli utili del 14%, battendo in questo modo le attese degli analisti. Il gruppo, secondo l’amministratore delegato William Weldon, dopo le tasse e le spese, ha a disposizione più di 12 miliardi di dollari da spendere in acquisizioni. Sul fronte dei dividendi, la cedola J&J dà un rendimento del 3,25%. Eppure, nell’ultimo anno il titolo ha perso circa il 10%.
Un altro punto di domanda riguarda le prossime mosse che verranno fatte nel comparto della salute in Usa. Il nuovo presidente Barack Obama, per ora, si è limitato a dire che questa voce di spesa sta pesando eccessivamente sull’andamento dell’economia. Gli investimenti nell’healthcare rappresentano il 17% del Pil. “Qualunque decisione sarà presa dalla nuova amministrazione, sicuramente influirà sui titoli del settore e, inevitabilmente, sui portafogli specializzati”, conclude lo studio.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.