Il pharma si muove nell'indifferenza

Nel comparto si registrano M&A e buoni risultati. Ma gli investitori li ignorano.

Marco Caprotti 25/02/2009 | 15:38
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C’è fermento nel comparto farmaceutico, anche se non tutti sembrano essersene accorti. L’indice Msci del settore nell’ultimo mese (fino al 25 febbraio e calcolato in euro), ha perso il 7,8%, eppure c’è più movimento che altrove. A fine gennaio il colosso americano Pfizer ha lanciato un’offerta da 68 miliardi di dollari per la concorrente Wyeth. In Europa, la francese Sanofi-Aventis sta cercando di concludere l’acquisizione della ceca Zentiva, per diventare uno dei primi 10 gruppi mondiali nel comparto dei farmaci generici.

“Sono i primi esempi di quella che ci si aspetta sia una concentrazione su larga scala del settore pharma”, spiega una nota di Morningstar. “Ma si tratta anche del segnale che, società ricche dal punto di vista dei bilanci, in assenza di prestiti bancari posson

o portare a casa buoni affari”. Le cose, infatti, sembrano andare bene pure dal punto di vista dei conti, anche se il mercato sembra non farci molto caso. Johnson&Johnson, per esempio, nell’indifferenza assoluta degli investitori, ha registrato nel quarto trimestre una crescita degli utili del 14%, battendo in questo modo le attese degli analisti. Il gruppo, secondo l’amministratore delegato William Weldon, dopo le tasse e le spese, ha a disposizione più di 12 miliardi di dollari da spendere in acquisizioni. Sul fronte dei dividendi, la cedola J&J dà un rendimento del 3,25%. Eppure, nell’ultimo anno il titolo ha perso circa il 10%.

Ma allora, come si spiega questo disinteresse per il settore? “A causa della situazione di crisi gli operatori sono diventati scettici anche nei confronti delle buone notizie”, continua la nota. “Ma il comparto non è da sottovalutare. E’ formato da titoli difensivi. Esattamente quelli che servono in un momento come questo”. Un altro elemento che caratterizza il farmaceutico è il suo peso. L’healthcare, ad esempio, da solo rappresenta quasi il 14% dell’S&P500. “Si potrebbe obiettare che non è abbastanza grande per non crollare”, dice il report. “Di sicuro è abbastanza grosso per non essere ignorato”.

Un altro punto di domanda riguarda le prossime mosse che verranno fatte nel comparto della salute in Usa. Il nuovo presidente Barack Obama, per ora, si è limitato a dire che questa voce di spesa sta pesando eccessivamente sull’andamento dell’economia. Gli investimenti nell’healthcare rappresentano il 17% del Pil. “Qualunque decisione sarà presa dalla nuova amministrazione, sicuramente influirà sui titoli del settore e, inevitabilmente, sui portafogli specializzati”, conclude lo studio.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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