Europa, la ripresa è una fiammata

L'indice Msci in un mese ha guadagnato il 3,6%. Ma la regione è sempre più in recessione.

Marco Caprotti 02/04/2009 | 14:06
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L’Europa continua a soffrire. E, aggiungono gli analisti, la crescita dell’indice Msci registrata nell’ultimo mese (3,6% fino al 2 aprile e calcolata in euro) potrebbe risolversi solo in un fuoco di paglia. La salita, infatti, è ancora insufficiente a compensare il 10% circa perso da inizio anno, senza contare che lo scenario macroeconomico della regione dipinto dagli economisti è tutt’altro che brillante.

Il Vecchio continente, infatti, sta scivolando sempre di più nella recessione. Secondo i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, infatti, Eurolandia quest’anno registrerà una contrazione del 4,1%. La frenata peggiore dalla Seconda guerra mondiale. Per tamponare la situazione la Bce ha deciso di tagliare i tassi di interesse di un quarto di punto po

rtandoli all’1,25% (il mercato, in realtà, sperava in una manovra un po’ più corposa). In questa situazione stanno crescendo le pressioni da parte degli Stati nei confronti della Banca centrale perché segua l’esempio della Federal Reserve, della Bank of England e della Bank of Japan e inizi a pompare capitali nel sistema finanziario acquistando obbligazioni governative e societarie. L’operazione, però, è facile solo in teoria. In pratica, infatti, le regole dell’Unione europea impediscono alla Bce di acquistare bond direttamente dagli Stati. Ma se anche potesse, ci sarebbero sicuramente delle discussioni su quali governativi comprare. Più semplice, per il momento, sarebbe compare corporate.

La soluzione adottata fino ad ora dall’istituto guidato da Jean-Claude Trichet è stata quella di finanziare le banche europee con tassi vantaggiosi (0,5%) dietro la promessa di riaprire le linee di credito alle aziende. Un impegno che, come lamentano parecchi imprenditori, in molti casi non è stato mantenuto. Le piazze finanziarie, da parte loro, a marzo sono riuscite a mettere a segno alcune sedute da record. A dare la spinta, in molti casi, sono state proprio le banche. Grazie anche all’aiuto quasi gratuito della Bce, infatti, hanno mostrato bilanci migliori delle attese e hanno riportato un po’ di fiducia. L’inglese Barclays, ad esempio ha superato il test effettuato dalla Financial Services Authority che aveva fatto una verifica sullo stato di salute dei suoi bilanci.

La speranza è stata rinvigorita anche da alcune notizie congiunturali, come l’inflazione della Germania (la locomotiva dell’area) che è scesa ai minimi degli ultimi 10 anni. L’ottimismo è calato verso la fine di marzo, con l’avvicinarsi della riunione del G20 di Londra che, secondo alcuni osservatori, non fornirà reali soluzioni alla crisi ma sarà soltanto un’occasione per nuovi spot elettorali in previsione delle prossime elezioni del Parlamento europeo.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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