L’attenzione dei gestori è concentrata sugli utili aziendali. Le valutazioni dei titoli indicano che gli investitori prevedono un peggioramento dei risultati di bilancio, anche se le aspettative appaiono eccessivamente pessimiste, considerato che gli ingenti stimoli fiscali e monetari dovrebbero cominciare a dare i loro frutti.
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Secondo i gestori, la situazione economica in Europa rimane difficile, in particolare nei Paesi con un mercato del lavoro rigido e in quelli strutturalmente più deboli. L’unica nota positiva è la diminuzione della crescita dell’inflazione, che ha permesso alla Banca centrale di ridurre i tassi di interesse, portandoli all’1,25%. In futuro, i fund manager prevedono che le politiche monetarie espansive proseguiranno, insieme con altre azioni dei governi volte a sostenere le aziende, i consumi e le istituzioni finanziarie in crisi. In questo contesto le Borse rimarranno volatili ancora per alcuni mesi, ma il 45% degli intervistati è convinto che nella seconda parte dell’anno possa esserci spazio per una ripresa. Rispetto a marzo, i pessimisti sono passati dal 28,6% al 25%.
Wall Street con il fiato sospeso
Negli Stati Uniti, l’attenzione degli investitori è concentrata sulle trimestrali delle banche, dopo gli stress test a cui sono state sottoposte nelle settimane scorse per verificare la capacità di reggere alla crisi finanziaria. Il mercato vuole vederci chiaro sulla esigenza o meno di nuove ri-capitalizzazioni da parte del Tesoro. Nonostante il clima di incertezza, Wall Street è la Borsa che raccoglie i maggiori consensi: il 55% dei gestori prevede un incremento nei prossimi sei mesi (erano il 42,8% a marzo). L’America dovrebbe beneficiare della graduale stabilizzazione dell’economia globale e del piano di stimoli fiscali e monetari. Il nodo più critico, tuttavia, è rappresentato dalla disoccupazione, che ha toccato l’8,1%. Come si legge in una nota di Ing Investment management, un livello così alto non consente di intravedere un ripresa dei consumi, “fulcro della attuale crisi”.
Consenso in discesa per il Giappone
Il Giappone è entrato rapidamente in recessione. La produzione industriale è scesa di circa il 30% e le esportazioni del 45% a causa della diminuzione del commercio internazionale e al rallentamento delle economie asiatiche. La Borsa di Tokyo ha molti titoli ciclici, per cui continuerà a dipendere dall’andamento della congiuntura globale. Si stima che la stagione degli utili sarà molto deludente, anche se in parte già scontata dal mercato. Per queste ragioni, il 45% dei gestori non si attende grandi scostamenti rispetto all’attuale trend del listino nipponico, mentre il 20% prevede un calo. Gli ottimisti sostengono che proprio la presenza di settori legati al ciclo economico potrebbe favorire il Sol Levante quando l’economia ripartirà.
Rendimenti ai minimi
Le politiche monetarie espansive e le pressioni deflazionistiche manterranno bassi i rendimenti dei titoli di Stato per un po’ di tempo. Nell’area Euro, i prezzi dovrebbero stabilizzarsi per il 65% dei gestori, anche perché la domanda di emissioni governative diminuirà non appena tornerà l’appetito per il rischio. Inoltre, il mercato è penalizzato dall’abbondanza di nuovi collocamenti di titoli. Negli Stati Uniti, la Fed ha già sfruttato molte delle sue possibilità per evitare la deflazione e iniettare liquidità nel sistema. Queste misure potrebbero determinare un miglioramento delle condizioni creditizie, anche se il processo sarà lento. In questo contesto, il 70% dei gestori prevede che i prezzi delle obbligazioni rimarranno attorno agli attuali livelli, mentre il 25% si attende un ribasso.
Il dollaro decide il rapporto di cambio
Nei primi mesi dell’anno il dollaro si è apprezzato nei confronti dell’euro a causa del peggioramento dello scenario economico, in quanto il biglietto verde è considerato una moneta rifugio. L’impatto delle politiche governative americane però è duplice. Da un lato le abbondanti emissioni di Treasury hanno spinto in alto i rendimenti dei titoli a lunga scadenza, sostenendo il dollaro, dall’altro l’aumento della massa monetaria potrebbe portare a un deprezzamento. Per queste ragioni, i gestori continuano a essere divisi tra chi prevede un rialzo e chi un ribasso della divisa Usa nei confronti dell’euro.
Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 6 e l’14 aprile, 20 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa il 85% degli asset gestiti in Italia. Si tratta di Aberdeen Am, Aletti Gestielle, Allianz Global Investors, Banca Profilo, Bipiemme Gestioni, Bnp Paribas Am Sgr, Clariden Leu, Eurizon Capital, Fideuram Investimenti, Ing IM, Investitori Sgr, Julius Baer, Mps Am, Pictet, Pioneer Im, Schroders, Sella Gestioni, Sgam, Standard Chartered Bank, Vontobel.