Una crisi veramente eccezionale

Politiche fiscali e monetarie senza precedenti, ma gli effetti sono tutti da accertare.

Sara Silano 29/04/2009 | 17:23
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Lunedì 27 aprile, il risveglio delle Borse è stato brusco. Per un attimo è sembrato che il rialzo di oltre il 20% realizzato dall’indice Msci mondiale nell’ultimo mese e mezzo fosse un sogno. Colpa dell’influenza suina, si è detto, ma nella realtà sono il sistema finanziario e quello economico che non sono ancora del tutto guariti dagli squilibri degli anni scorsi. Inoltre, c’è grande incertezza sul successo delle politiche monetarie e governative di aiuto e sulle conseguenze “indesiderate” che potranno avere.

Intervenendo a un convegno organizzato da Bnp Paribas, Harewood Am e Morningstar, Luigi Speranza, capo economista di Bnp Paribas, ha detto che il peggio è passato, ma la ripresa non è dietro l’angolo. I mercati obbligazionari scontano una recessione normale, mentre quella ch

e stiamo vivendo ha un carattere eccezionale sotto molti aspetti.

In primo luogo, l’esperienza passata insegna che le fasi depressive della congiuntura che sono associate a una crisi finanziaria durano più a lungo, generalmente 6-7 trimestre contro una media di 4. In secondo luogo, il rischio di deflazione non è scongiurato, soprattutto in Europa, anche perché il tasso di inflazione quando è cominciata la crisi era a livelli storicamente bassi. In terzo luogo, le Banche centrali hanno attuato politiche espansive non tradizionali (Quantitative easing) senza precedenti, ma i risultati non si sono ancora visti.

Esiste un altro problema, sollevato da Anton Brender, capo economista di Dexia asset management: il debito pubblico. Nel corso dei prossimi anni, la crescita del deficit statale porterà ad un incremento del debito globale ad un ritmo che raramente si è riscontrato in periodi di pace. Nella zona Euro, entro il 2010 il debito pubblico potrebbe incrementarsi di circa 12 punti sul Prodotto interno lordo e le previsioni raddoppiano per quanto riguarda gli Stati Uniti. Al riguardo, esistono una serie di questioni. La prima riguarda l’efficacia di queste misure che è difficile da quantificare considerata l’eccezionalità dei provvedimenti; la seconda è relativa ai rischi di inflazione che sono maggiori se le misure fiscali non determineranno rapidamente una ripresa economica. Infatti, in questo scenario, le Banche centrali si troverebbero costrette ad aumentare i tassi, per mantenere la stabilità dei prezzi, vanificando i provvedimenti per far ripartire la congiuntura.

In una situazione così complessa, l’influenza suina è per le Borse un brutto raffreddore, che si aggiunge a malanni ben più gravi. Keith Wade, capo economista di Schroders, è del parere che il problema non vada sottovalutato, ma l’impatto sulla congiuntura è difficile da accertare. Il caso della Sars, una forma di polmonite acuta apparsa in Asia nel 2003, che mise in allarme il mondo intero, insegna che i settori più colpiti sono i trasporti aerei, i consumi e il turismo. Tuttavia, le conseguenze sono generalmente di breve periodo. In altre parole, la gente rimanda i viaggi o gli acquisti, ma non vi rinuncia definitivamente.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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