I segnali di fiducia che, seppur timidamente, nelle ultime settimane sono stati registrati sui mercati finanziari mondiali, fanno bene all’America latina. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 25 maggio e calcolato in euro) ha guadagnato più dell’11%, portando a +38% la performance da inizio anno.
“Dai minimi toccati a marzo le Borse mondiali hanno segnato un buon rally”, spiega una nota di David Kathman, analista di Morningstar. “Questo ha spinto molti investitori verso aree considerate tradizionalmente più rischiose come il Sudamerica”. A questo si unisce un aumento dei prezzi del petrolio (l’asset da cui i Paesi della regione dipendono maggiormente) che, secondo il vice direttore generale del Fondo monetario internazionale John Lipsky, porterà a un ritorno gene
rale della fiducia in quella parte del mondo. Il barile di greggio viene trattato a circa 61,36 dollari contro i 34 dollari del 12 febbraio, il livello minimo raggiunto quest’anno.
Nel frattempo, le autorità finanziarie del Brasile (la prima economia dell’area cosiddetta Latam che detta il ritmo all’intera regione) si preparano a rifare un po’ il trucco all’industria dei fondi del Paese. La Commissao de Valores Mobiliario (Cvm, l’equivalente della nostra Consob) ha annunciato che chiederà alle società di asset managemnet una maggiore trasparenza sui costi, una semplificazione e maggiore chiarezza dei prospetti informativi e un limite al possesso di strumenti derivati. L’obiettivo della Cvm è quello di proteggere i risparmiatori prima che i bassi tassi di interesse spingano i gestori a sostituire i bond governativi che hanno in portafoglio con azioni e titoli corporate. La Banca centrale brasiliana nell’ultimo anno ha tagliato tre volte il costo del denaro portandolo al 10,25% e ha già annunciato che, entro la fine del 2009, potrebbe arrivare al 9%. Secondo la Commissao più di due terzi degli oltre 423 miliardi di euro in gestione, oggi sono in obbligazioni governative. Un altro pericolo è che la forte richiesta da parte degli investitori retail (che rappresentano il 28% del mercato) spinga le case di gestione a gonfiare i portafogli con strumenti eccessivamente rischiosi.
Nonostante il ritorno di fiducia, gli analisti consigliano di non lanciarsi mani e piedi nel mercato latinoamericano. “I listini della regione stanno cavalcando la tigre dell’ottimismo”, dice ancora Kathman di Morningstar. “Ma, come è stato dimostrato in questi due anni, potrebbero ritrovarsi in ogni momento a condurre un animale zoppo. Molti portafogli, infatti, sono sbilanciati su titoli che, solo pochi mesi fa, venivano considerati rischiosi. E la situazione, per quanto li riguarda, non è ancora chiarita”.
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