Est Europa, una storia per i più audaci

L'Msci della regione nell'ultimo mese è cresciuto. Ma ci sono ancora tante incognite.

Marco Caprotti 27/05/2009 | 11:03
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Nonostante le speranze che sembravano emerse all’inizio dell’anno, l’Europa dell’est resta una storia per i forti di cuore. La crescita dell’indice Msci dell’area, che nell’ultimo mese (fino al 27 maggio e calcolato in euro) ha guadagnato il 12,4%, secondo gli operatori in questo momento è legata al generale clima di fiducia che, nonostante la volatilità, si respira sui mercati mondiali e sui Paesi in via di sviluppo in genere. A livello regionale, infatti, ci sono ancora troppe incognite: sia di carattere economico-finanziario, sia politico.

Per quanto riguarda la congiuntura, la situazione resta difficile. Gli uffici studi delle maggiori banche internazionali, ad esempio, stanno abbassando le loro stime sull’andamento della Russia (la maggiore economia della regione) per quest’

anno. Se prima si parlava di una contrazione del 2,1%, ora si prevede una frenata che potrebbe avvicinarsi al 5%. Colpa della recessione globale che ha tagliato la domanda di energia (di cui è il maggior esportatore mondiale), contribuendo al calo del Pil del Paese del 9,8% nei primi tre mesi del 2009 (il dato peggiore degli ultimi 15 anni). L’andamento viene anche confermato dalla diminuzione delle importazioni di auto che, da gennaio a marzo, sono scese del 74% circa.

Gli altri Paesi dell’area non stanno meglio. In Romania, ad esempio, la vendita di case nuove, ad aprile, è scesa del 6,7% rispetto al mese precedente. Anche in questo caso la colpa è della crisi economica mondiale che ha lasciato meno soldi nelle tasche delle famiglie. A questo si aggiunge il crollo costante dei prezzi che fa vedere il comparto immobiliare come un cattivo investimento. A niente peraltro sono serviti gli incentivi del governo, che ha messo sul tavolo un pacchetto da 1 miliardo di euro per aiutare la sottoscrizione di mutui. Il Pil, intanto, nel primo trimestre ha registrato una contrazione del 6,4%. Stesso risultato per l’Ungheria, dove però a maggio l’indice sulla fiducia economica è salito per la prima volta dal 2006.

La trama si complica quando entrano in scena le banche. Gli istituti di credito che lavorano nella regione hanno detto ufficialmente (durante l’ultima riunione della Banca europea per la ricostruzione) che non forniranno prestiti fino a quando anche la Bce non metterà mano al portafoglio. In pratica, vogliono soldi dall’istituto centrale in cambio dei loro bond. Un diktat che non piace all’autorità monetaria guidata da Jean-Claude Trichet. “Sarà molto difficile rimettere in moto la macchina senza l’intervento della Bce”, ha detto senza mezzi termini Herbert Stepic, amministratore delegato di Raiffeisen International, una delle banche più attive in Europa dell’est. In compenso, ha però aggiunto di non aver ritirato un singolo centesimo dall’area.

L’ultimo elemento è la questione politica. Il presidente russo Dimitri Medvedev ha avvertito ufficialmente l’Unione europea di non stringere legami troppo stretti con i Paesi dell’ex Unione Sovietica. “In alcuni stati dell’ex Urss le iniziative di avvicinamento dell’Ue vengono interpretate come partnership contro la Russia”, ha detto durante una riunione ufficiale. “E questo per noi è inaccettabile”. A nulla sono valse le rassicurazioni del numero uno dell’Unione Manuel Barroso che ha parlato di “iniziative contro nessuno e tese a migliorare la prosperità e la stabilità della regione”. Il pericolo è che si arrivi a una situazione di tensione simile a quella che ha portato alla guerra fra Russia e Georgia nel 2008 e alla crisi del gas con l’Ucraina all’inizio di quest’anno.

In ogni caso, secondo alcuni analisti, resta inalterato il processo di avvicinamento fra i vari Paesi dell’area. “Nel lungo termine ci aspettiamo che il processo di convergenza e l’avvicinamento economico nell’Europa Orientale, nonostante le attuali difficoltà, continuino il loro percorso”, dice una nota di Raiffeisen Capital Management. “Tenendo questo in mente, bond e azioni dell’est Europa dovrebbero rimanere un investimento interessante anche per il futuro”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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