Usa, una luce fra le nubi

La situazione macro è ancora difficile e la Borsa soffre. Ma le banche rendono i prestiti.

Marco Caprotti 10/06/2009 | 16:19
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Le nubi continuano ad offuscare il panorama americano. Anche se, a ben guardare, qualche spiraglio di luce si intravede. L’indice Msci North America nell’ultimo mese (fino al 10 giugno e calcolato in euro) ha perso quasi l’1,7%. Colpa soprattutto della forte volatilità che attraversa Wall Street, il mercato più sensibile agli avvenimenti finanziari mondiali. Ma anche della situazione macroeconomica che ancora stenta a ripartire.

Secondo La Mortgage Bankers Association (l’associazione che riunisce le banche specializzate in mutui), i prestiti per l’acquisto di case nella settimana che si è chiusa il 5 giugno sono scesi del 7,2%, rispetto ai sette giorni precedenti. Si tratta del dato peggiore da febbraio. La continua crisi del mattone, peraltro, viene confermata anche da altri ele

menti. Toll Brothers e Hovnanian Enterprises (due dei maggiori gruppi di costruzioni del Paese) hanno riportato perdite trimestrali superiori alle peggiori previsioni degli analisti. Nel frattempo, i prezzi delle abitazioni stanno scendendo ai livelli del 2002.

Altre notizie negative sono arrivate dal fronte del deficit commerciale. Ad aprile, secondo gli ultimi dati pubblicati dal Commerce Department, il gap fra importazioni e vendite all’estero è aumentato del 2,2%, arrivando a 29,2 miliardi di dollari. E la situazione, ha spiegato il Segretario del tesoro Timothy Geithner potrebbe peggiorare. Se l’economia Usa nei prossimi mesi dovesse iniziare ad espandersi (così come è previsto dal governo federale) le importazioni salirebbero. Le esportazioni, invece, continueranno a soffrire finché i principali mercati di sbocco per i beni americani (principalmente Giappone ed Eurolandia) non si riprenderanno.

Tutto questo porterebbe ad un ulteriore aggravamento del trade deficit. “Stiamo lavorando insieme agli altri Paesi affinché mettano in campo nuovi piani di stimolo per le loro economie”, ha detto Geithner. Il segretario del Tesoro Usa probabilmente porrà la questione durante il G8 che si terrà durante il weekend a L’Aquila.

Le buone notizie arrivano invece dalle banche. Dieci dei 20 istituti (ai 19 inizialmente previsti si era poi unita Northern Trust) che avevano ottenuto fondi governativi nell’ambito del Troubled Asset Relief Program (disegnato per alleggerire le casse dalle partecipazioni a rischio) si sono dette pronte a restituire il prestito. In tutto torneranno indietro quasi 70 miliardi di dollari dei 200 che sono dovuti al governo.

In questo modo potranno raccogliere altri fondi attraverso aumenti di capitale ed emissioni obbligazionarie che non hanno bisogno di essere garantite dallo Stato. “In pratica, si può tornare ad un’attività normale”, ha spiegato Steve Bartlett, numero uno di Financial Services Rountable (un’altra delle associazioni bancarie), secondo cui il comparto a questo punto è ben capitalizzato. Ma, sottolineano gli analisti, la restituzione dei prestiti dà munizioni nuove al governo per intervenire in caso di un improvviso aggravarsi della crisi.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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