Utili al punto di svolta in Europa
Rispetto a giugno, sono aumentati i gestori che prevedono una discesa delle Borse europee nei prossimi sei mesi, passando dal 9 al 16,7%. La maggior parte degli intervistati, comunque, continua ad essere convinta
che i listini rimarranno volatili intorno agli attuali livelli. Ci sono buone ragioni per sostenere che la stagione degli allarmi-utili abbia raggiunto il picco, per cui la situazione dovrebbe migliorare in futuro. Anche le valutazioni, con l’eccezione delle società più cicliche, sono diventate più attraenti. Tuttavia alcuni indicatori economici sono ancora in calo, in particolare quelli sulla domanda interna, la produzione industriale e le esportazioni.
Su Wall Street il sentiment è più positivo rispetto alle Borse europee. Per quasi il 40% dei gestori, infatti, il listino americano salirà nei prossimi sei mesi (erano il 27% a giugno). Gli Stati Uniti si trovano più avanti nel ciclo economico, anche se è presto per parlare di ripresa. E’ vero, le revisioni al rialzo degli utili hanno superato quelle al ribasso per la prima volta da giugno 2008, ma ci sono ancora segnali di debolezza congiunturale, a partire dal basso livello di utilizzazione degli impianti. Per questa ragione, quasi un fund manager su due prevede volatilità nella seconda parte del 2009.
Volatilità in Giappone
A giugno, la Borsa di Tokyo ha perso meno dei mercati mondiali (-3,4% l’indice Msci Japan contro il -4,4% dell’Msci World in euro) e per il 33% dei gestori potrebbe apprezzarsi nei prossimi sei mesi. Gli stimoli governativi, infatti, hanno cominciato a produrre effetto sui consumi privati e hanno determinato un aumento della fiducia sul mercato domestico. Tuttavia, un manager su due prevede un periodo di alta volatilità sul listino nipponico, dal momento che il Paese non ha risolto i problemi strutturali. Inoltre è caratterizzato da una bassa crescita demografica che non permette di sfruttare a pieno la maggior quantità di denaro che c’è nel Paese rispetto all’occidente e che deriva dal basso livello di debito privato.
L’inflazione non fa paura
Nell’ultimo mese, i tassi a lunga scadenza sono scesi perché rimangono dubbi sulla velocità della ripresa e si sono attenuate le aspettative di inflazione. Nell’area Euro, il 61% dei gestori si attende prezzi stabili, mentre negli Stati Uniti uno su due prevede una discesa. Oltreoceano, i rendimenti sono prossimi allo zero, ma la domanda di Treasuries rimane elevata a causa della diminuzione dell’ottimismo sul ciclo economico, dopo i dati sull’occupazione e la fiducia dei consumatori. Molti fund manager sono convinti che il segmento delle obbligazioni societarie sia più interessante, anche se meno di qualche mese fa, perché ci sarà ancora una moderata riduzione del premio per il rischio.
Dollaro debole
Rispetto a giugno la percentuale di gestori che prevede un apprezzamento dell’euro contro il dollaro è diminuito, passando dal 50 al 33%. Tuttavia, la maggior parte dei manager è convinta che il biglietto verde rimarrà debole a causa delle manovre fiscali e della politica monetaria espansiva. Secondo alcuni, la situazione della divisa Usa segnala anche una graduale ripresa della congiuntura mondiale, che porta con sé una minore domanda di monete “rifugio”.
Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 3 e il 10 luglio, 18 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa il 70% degli asset gestiti in Italia. Si tratta di Allianz Global Investors Italia, Anima Sgr, Axa Im, Bnp Paribas Am Sgr, Clariden Leu, Euromobilare Sgr, Fideuram Investimenti, Henderson Global Investors, Ing IM, Investitori Sgr, Julius Baer, Pioneer Im, Schroders, Sella Gestione, Sgam, Threadneedle, Total Return, Vontobel.
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