Secondo i dati di Etf Securities, gli investitori italiani prediligono particolarmente gli Etc sui metalli preziosi e sui combustibili fossili, che rappresentano rispettivamente il 43% e il 37% dei volumi scambiati del mercato nostrano. Gli Etc agricoli, invece, si posizionano al terzo posto col 10% dei volumi scambiati. Completano la classifica gli energetici, spesso utlizzati dagli investito
ri (secondo l’analisi di Etf Securities) come protezione del portafoglio da eventuali venti inflazionistici.
Tutto bene quindi? Quasi. L’investitore deve comunque stare attento nell’utilizzo di questi strumenti. Specialmente quando si tratta di Etc che utilizzano strumenti derivati. Infatti, sono pochissimi gli strumenti che investono direttamente nel bene fisico sottostante; la maggior parte impiega contratti futures. Questo significa che il rendimento assoluto deriva sia dall’oscillazione del prezzo del future sia dal rendimento associato all’attività di sostituzione dei contratti future in scadenza (negativo quando il contratto in scadenza ha un prezzo inferiore di quello successivo, positivo nel caso opposto). Inoltre, c’è il rendimento del collaterale, dal momento che l’acquisto di un future non richiede infatti alcun investimento se non il mantenimento di un margine.
Sono da maneggiare con cautela anche gli Etc a leva e short, che hanno una base giornaliera e che sono nati per scopi speculativi. Sono quindi strumenti più adatti al breve periodo. Infine, non bisogna dimenticare il rischio di controparte, che è sempre presente se si usano derivati.
Su Borsa Italiana sono attualmente quotati 67 Exchange traded commodity. Il settore dei metalli industriali è stato il top performing da inizio anno. In particolare, Etfs Copper ha guadagnato il 97% (al 28 agosto in euro; dati Morningstar Direct). Al secondo posto troviamo Etfs Gasoline, con un incremento di oltre 60 punti. A seguire Etfs Physical Palladium (+52%), Etfs Physical Silver (+30%) ed Etfs Gold Bullion Securities (6,5%).
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