Latam, si tira il fiato per ripartire

L'area continua a crescere anche se a ritmi più contenuti. L'attenzione resta sul Brasile.

Marco Caprotti 15/09/2009 | 15:17
Facebook Twitter LinkedIn
L’America latina prende un po’ di respiro. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 15 settembre e calcolato in euro) ha guadagnato quasi l’1%, ultimo passo di una corsa che, da inizio anno, gli ha permesso di crescere del 60%. “Da gennaio il Sudamerica ha raggiunto quotazioni molto alte”, spiega un report firmato da Ryan McLean, analista di Morningstar. “Tuttavia è in una sorta di limbo: non si può dire che sia sopravvalutato, né sottovalutato. Per questo, nonostante le prospettive di espansione siano intatte, pensiamo che per qualche tempo si muoverà senza strappi al rialzo o al ribasso”.

Le antenne degli operatori in queste settimane restano puntate su due elementi: l’andamento macro e la possibilità di vedere operazioni straordinarie in Borsa, così come sta succe

dendo in altre regioni del mondo. Sul fronte congiunturale l’attenzione è rivolta soprattutto al Brasile. Secondo l’ufficio di statistica del Paese più grande della regione, l’economia fra aprile e giugno è cresciuta di quasi il 2%. Si tratta del primo progresso negli ultimi tre trimestri e di un risultato superiore a quello stimato dagli economisti (+1,7% secondo quelli interpellati da Bloomberg).

Per il Ministro delle finanze Guido Mantega il rimbalzo della produzione industriale farà correre il Pil per il resto dell’anno, attirando anche nuovi investimenti dall’estero. Il risultato, secondo diversi analisti (inclusi quelli di Morningstar), sarà una crescita che, nel 2010, potrebbe arrivare al 5%. I tassi di interesse, intanto, secondo gli osservatori dovrebbero restare al minimo record per il Paese dell’8,75%.

Più complessa la situazione in Argentina, uno stato che, ancora una volta, dimostra quanto sia difficile investire in una zona emergente. Secondo gli ultimi dati governativi, il Paese nei primi sette mesi del 2009 ha accumulato un deficit di 2,3 miliardi di pesos (più di 410 milioni di euro) rispetto a un surplus di 16,6 miliardi nello stesso periodo del 2008. Si tratta del primo rosso dal 2002. Colpa, secondo gli osservatori, della spinta alle spese per la costruzione di infrastrutture data dal presidente Cristina Kirchner in vista delle elezioni di medio termine che si sono tenute a giugno. “In questa situazione sarà difficile tornare a una crescita del Pil del 3,5% come quella registrata nel 2007 e nel 2008”, ha spiegato in un’intervista l’ex Segretario alle finanze Daniel Marx.

Per quanto riguarda l’attività di M&A, i primi mormorii arrivano dal Messico. In questi giorni Axtel, il secondo operatore di telefonia fissa del Paese sta crescendo grazie alle voci che la danno preda di una possibile acquisizione. A dare sostanza ai rumor è anche l’intenzione del presidente Felipe Calderon di togliere il limite del 49% alle acquisizioni da parte di società estere di aziende messicane.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures