Appetito per il rischio e buona situazione macroeconomica continuano a far correre l’America latina. La carica, avvertono tuttavia gli operatori, nei prossimi mesi potrebbe trasformarsi in passo di marcia. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 15 ottobre e calcolato in euro) ha guadagnato più del 14%, portando la performance da inizio anno a +82,35%. In pratica il paniere si sta preparando ad azzerare le perdite segnate nel corso del 2008, quando era sceso del 50,3% (per recuperare la performance negativa di un anno, un asset nei 12 mesi seguenti deve segnare almeno il doppio di quanto perso).
“L’aria di ottimismo che si respira a livello mondiale sta facendo bene anche al Sudamerica”, spiega uno studio di RGE Monitor, la società di ricerca e consulenza guidata da
l famoso professore di economia Nouriel Roubini (lo stesso che aveva previsto con largo anticipo la crisi finanziaria attuale). A questo si unisce un favorevole scenario congiunturale. Il Brasile (considerato la locomotiva della regione), in base gli ultimi dati del Dipartimento del lavoro a settembre ha creato quasi 253mila posti di lavoro. Si tratta della rilevazione più alta dell’ultimo anno.
In questa situazione, sul Paese piovono gli investimenti stranieri. Secondo un report della Banca centrale brasiliana nei primi nove giorni di ottobre sono arrivati 3,73 miliardi di dollari contro gli 1,37 miliardi dell’intero mese di settembre. “L’America latina nel 2010 registrerà un buon recupero, ma la sua crescita sarà comunque al di sotto del suo potenziale”, scrive ancora Roubini. “I prezzi delle commodity viaggeranno a metà fra i massimi storici e i minimi toccati negli ultimi mesi a causa del lento procedere degli Stati Uniti e, più in generale, delle economie avanzate. Se ci dovessero essere degli intoppi nelle exit strategy dalla crisi o brutti dati macro, allora le dinamiche di mercato dell’America latina sarebbero a rischio”.
Secondo il professore della New York University la regione l’anno prossimo avanzerà del 3,3% dopo una contrazione del 2,6% quest’anno (le previsioni precedenti parlavano di un +3% l’anno prossimo e -3% per quello in corso). “Abbiamo dovuto modificare le nostre stime per via del buono stato di salute del Brasile”, continua lo studio. Bisogna però sottolineare che l’andamento dell’area Latam resterà comunque al di sotto di quello segnato nel periodo 2003-2008, quando ha registrato, mediamente, +4,5% all’anno”.
Le osservate speciali restano le banche centrali. “Gli istituti monetari, che fino ad ora si sono mostrati aggressivi sul fronte dei tagli dei tassi di interesse, probabilmente cambieranno atteggiamento per contenere i rischi di inflazione derivanti da una ripresa della crescita”, dice Roubini.
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