Dopo la rapida espansione durata fino al 2007, l’industria mostra significativi segnali di contrazione. Troppi fondi sono stati lanciati solo per attrarre clienti e la maggior parte non è stata in grado di realizzare economie di scala, con la
conseguenza che i costi sono lievitati, gravando sui sottoscrittori. In Europa, appena lo 0,03% dell’offerta ha un patrimonio superiore al miliardo di euro; negli Stati Uniti la percentuale sale al 12,8%. Questo significa che la maggior parte dei comparti non ha dimensioni sostenibili a costi vantaggiosi, con conseguente erosione dei risultati che gli investitori possono ottenere.
D’altro canto, nell’ultimo trimestre si è assistito anche a un risveglio dell’offerta di nuovi prodotti. “Le performance elevate registrate negli ultimi mesi hanno indotto alcune case di gestione a lanciare prodotti più rischiosi”, dice Christopher Traulsen, direttore della ricerca sui fondi di Morningstar per l’Europa e l’Asia. “A nostro giudizio, è un errore. Crediamo che i fondi siano investimento di lungo termine e che non debbano essere introdotti sul mercato inseguendo le mode”.
Il trimestre è ancora emergente
Guardando alle performance, le migliori sono state messe a segno dalle classi di attività più rischiose, come le small cap e i mercati emergenti, analogamente alla prima parte dell’anno. Un trend simile si è registrato nel reddito fisso, dove le obbligazioni di minor qualità come high yield, convertibili e corporate bond hanno ottenuto rendimenti migliori delle emissioni governative.
Tra gli emergenti, si sono messi in luce gli Azionari Turchia (+28,5% nel trimestre) e Russia (+26,3%). Nell’Europa occidentale, gli Azionari Italia hanno brillato meno rispetto al precedente trimestre, segnando un guadagno medio del 18%. Il risultato è inferiore all’indice Msci Italy (+21,8%). A differenza del resto del continente, a Piazza Affari si sono distinti i comparti specializzati in large cap, grazie al buon andamento del settore bancario.
Hanno fatto meglio dell’Italia i fondi specializzati sulla Francia (+20%) e la Germania (+19%). La maglia nera va alla Svizzera, che comunque ha registrato un incremento del 17,4%.
La categoria Azionari Asia-Pacifico (incluso il Giappone) non ha brillato a causa dei deludenti risultati del Sol Levante. Anche la Cina è stata avara di risultati, +2,4%, una performance che riflette le preoccupazioni degli investitori per il restringimento delle condizioni del credito. Escludendo la Borsa di Tokyo, gli Azionari dell’area asiatica sono saliti in media del 14,5%. In termini assoluti, sono andati bene i comparti specializzati negli Stati Uniti, soprattutto quelli small cap, anche se non hanno tenuto il passo con l’Europa. Tra i fondi che investono in società a larga capitalizzazione si sono messi in luce i “value”, grazie al rally del settore bancario, che pesa per circa il 18,3%. Per un investitore europeo, la performance è stata penalizzata dall’indebolimento del dollaro nei confronti della moneta unica, con l’eccezione dei fondi che coprono il rischio di cambio.
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