La commissione affari costituzionali del Senato ha approvato la cosiddetta legge salva-infrazioni, che chiude definitivamente la procudera avviata dalla Commissione europea contro l’Italia in merito al diverso trattamento fiscale dei proventi derivanti dalla partecipazione agli Oicr (Organismi di investimento collettivo di risparmio) non armonizzati italiani ed esteri.
L’articolo 14 del decreto approvato stabilisce che i fondi esteri non conformi alla direttiva comunitaria sugli organismi di investimento collettivo del risparmio non concorreranno più alla formazione del reddito imponibile dell’investitore (e quindi non entreranno più nella dichiarazione dei redditi con imposizione ordinaria), ma saranno soggetti a una ritenuta del 12,5% allo stesso modo dei prodotti armonizzati.
Salta, però, la ben più attesa riforma sul trattamento fiscale dei fondi comuni d’investimento italiani rispetto a quelli di diritto estero. Nelle scorse settimane, infatti, si era delineata la possibilità concreta che, già a partire dal primo gennaio 2010, i fondi italiani venissero equiparati ai comparti esteri e quindi non più tassati sul maturato ma sul realizzato.
Così non sarà. I tre emendamenti presentati dai senatori Pdl Bonfrisco, Tancredi e Germontani sono infatti stati, per il momento, respinti. Il problema principale sembra essere l’impatto sul bilancio pubblico; manca infatti una copertura finanziaria.
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