Holding, titolo anticrisi

I conglomerati crescono più del Pil, sono agili nelle tempeste e pagano i dividendi.

Marco Caprotti 25/11/2009 | 15:30
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Nei periodi di incertezza conviene guardare ai titoli delle holding. Secondo gli analisti, infatti, le azioni delle società che hanno interessi diversificati in molti settori hanno alcuni vantaggi rispetto a quelle di aziende più concentrate su un solo business. “Si tratta di gruppi maturi, che di solito crescono più velocemente del Pil e danno buoni dividendi”, spiega uno studio firmato da Daniel Holland, analista di Morningstar. “Molte, inoltre, sono sul mercato da parecchi anni, e sono uscite indenni da diversi periodi di recessione. Un elemento, questo, che rassicura gli investitori nei periodi in cui ci sono dubbi sui tempi e sulla portata della ripresa dei mercati e della congiuntura mondiale”.

Il problema è che spesso questi gruppi sono eccessivamente diversificati e non è

chiaro quale comparto stia andando bene e quale stia soffrendo. Anche perché i capitali vengono distribuiti alle diverse partecipazioni a seconda delle necessità del momento. Per questo gli investitori e gli analisti, storicamente e per prudenza, applicano al prezzo obiettivo dei titoli delle holding (che risulta dalla cosiddetta “somma delle parti”delle partecipazioni) uno sconto del 20%.

Che il momento sia abbastanza incerto sulle Borse internazionali è dimostrato anche dai grafici. L’indice Msci World nell’ultimo mese (fino al 24 novembre e calcolato in euro) ha guadagnato poco più dell’1%, rallentando la corsa che aveva intrapreso dai minimi di marzo e portando a +19,9% la performance da inizio anno. Nell’ultima settimana, inoltre ha perso l’1,5%. Insomma, è decisamente irta la strada per recuperare il -40% registrato nel 2008 (a cui, per amor di precisione, andrebbe aggiunto il -3,4% del 2007).

Un esempio classico della forza delle holding rispetto al resto del mercato è fornito da General Electric, il colosso americano così diversificato, sia in termini geografici sia di settore, che i suoi bilanci vengono considerati un termometro sullo stato di salute dell’economia mondiale. Il titolo del gruppo negli ultimi 30 giorni (e calcolato in euro per facilità di comparazione) è cresciuto del 7%.

Un altro elemento che caratterizza le holding è la loro facilità nel fare acquisizioni. “In questo caso l’azionista non sa se essere contento o disperarsi”, continua Holland. Tipicamente, infatti, quando una società fa un acquisto il titolo risponde con una discesa a causa della spesa sostenuta che, inevitabilmente, impoverisce le casse. “Lasciando perdere la validità strategica di ogni nuova acquisizione, che andrebbe analizzata caso per caso, in generale le nostre analisi dimostrano che quelle effettuate negli ultimi cinque anni hanno permesso alle holding di aumentare il dividendo distribuito agli azionisti” spiega l’analista di Morningstar.

C’è poi chi ha deciso di fare la strada inversa perché un’eccessiva diversificazione stava penalizzando i conti. L’esempio portato dall’analista è quello di Fiat. Il gruppo di Torino, nato come produttore di auto, fino a qualche tempo fa aveva importanti partecipazioni industriali e finanziarie. Queste, nel corso del tempo sono state cedute o passate ad altre controllate della famiglia Agnelli. Il risultato è che ora Fiat Group si occupa prevalentemente di automotive sia nel settore delle automobili che di quello dei veicoli industriali. “Questa scelta ha rimesso in sesto i bilanci e ha permesso al Lingotto di sbarcare negli Stati Uniti con il salvataggio di Chrysler”, dice Holland. “Ma bisogna vedere se pagherà nel lungo termine. Il comparto delle quattro ruote resta uno dei più maturi presenti sul mercato”.

E questo porta a quello che l’analista identifica come l’ultimo punto di forza delle holding. “Queste società hanno più facilità a scovare nuove opportunità di crescita a livello settoriale e geografico e sono molto veloci a sfruttarle, sia che debbano comprare, sia che vogliano vendere. E nel lungo termine ci siamo accorti che questo porta a una crescita degli utili e del valore che viene distribuito agli azionisti”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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