Negli Stati Uniti, ad esempio, l’amministrazione Usa ha rivisto le stime sul Pil del terzo trimestre 2009, dal 3,5% al 2,8% (in seconda lettura). Secondo quanto indicato dal dipartimento del Tesoro Usa, inoltre, il debito pubblico ha superato la soglia dei 12 mila miliardi di dollari (circa l’80% del Pil Usa 2008). Anche la situazione finanziaria dei privati non brilla. In base alle stime della Mort
gage Bankers Association, quattro milioni di famiglie americane non hanno pagato le rate dei mutui o sono in forte ritardo sui versamenti.
In Europa hanno deluso i numeri arrivati con le trimestrali che, dopo una partenza brillante, alla fine sono stati al di sotto delle attese. Non ha aiutato gli indici di Eurolandia, inoltre, la dichiarazione del presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet che si è detto pronto a ritirare gradualmente gli aiuti che fino ad ora sono stati pompati nel sistema finanziario dall’istituto monetario. Secondo il numero uno della Bce, andando avanti in questo modo si rischia di entrare in un periodo di crescita dell’inflazione.
Il ritorno all’ottimismo trova ulteriori ostacoli nel comparto finanziario. Gli istituti di credito europei stanno per lanciare una raffica di aumenti di capitale. Segno evidente, commentano gli investitori, che i problemi di bilancio emersi con la crisi scoppiata nel 2007 non sono stati del tutto superati. Questa tesi è stata supportata anche dal direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, secondo cui la metà delle perdite subite dalle banche mondiali nel corso della tempesta finanziaria degli ultimi due anni non è ancora stata rivelata.
In Asia preoccupa la situazione del Giappone. Tokyo per la prima volta dal 2006, ha annunciato che l’economia è in deflazione, aggiungendo che la continua caduta dei prezzi potrebbe compromettere la ripresa appena avviata. Il rischio è quello di una penalizzazione dell’economia con una diminuzione dei profitti aziendali, un aumento del debito delle imprese a cui seguirebbero tagli dell’occupazione e degli investimenti. Il governo teme una ricaduta nella recessione e si aspetta che la Banca del Giappone conduca un’appropriata e flessibile politica monetaria, lavorando a stretto contatto con il governo per far sì che la congiuntura torni a crescere con prezzi stabili.
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