Nel suo ultimo rapporto la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’America latina (ECLA) ha scritto che il Pil dell’area, dopo sei anni di crescita continua, nel 2009 ha subito una contrazione dell’1,8%. “Il dato è sicuramente peggiore del -0,8% registrato durante l’ultima recessione della regione nel 2002”, spiega uno studio firmato dalla società di consulenza Oxford Analytica (OA). “Tutta
via da allora le cose sono molto cambiate. La disoccupazione, per esempio, secondo l’ECLA nel 2009 dovrebbe aver raggiunto un tasso dell’8,9%. Tuttavia, il dato è migliore del 2006 e di quelli segnati nel 2002 e nel 2003”.
Per il 2010, invece, l’ECLA si aspetta una crescita del Pil regionale superiore al 4%. “L’aria di ottimismo è percepibile anche per quanto riguarda gli individui”, spiega ancora lo studio di OA. “Nonostante la crisi, la percentuale di coloro che pensano che le cose stiano migliorando è arrivata al 36%. Nel 2008, nel pieno della tempesta mondiale, erano il 33%”.
Il nodo da risolvere per continuare a crescere, spiegano comunque gli analisti, è quello della disoccupazione. “Al suo andamento è legata la dinamica della domanda interna che sta diventando sempre più importante per la regione”, dice lo studio di OA. Le previsioni delle Nazioni Unite, in questo senso, sono preoccupanti. Le stime, infatti, parlano di un tasso di senza lavoro dell’8% secco nel 2010.
“A differenza delle crisi precedenti, tuttavia, la ragione è da ricercarsi nella minore richiesta di prodotti locali (principalmente commodity) che dovrebbe arrivare dal resto del mondo”, continuano da OA. “Questo avrà effetto sulle imprese del Sudamerica e, di conseguenza, sul loro livello di occupazione”. L’uscita da questo tunnel, tuttavia, è in vista. “I governi locali della regione negli ultimi due anni hanno dimostrato di saper mettere in campo le strategie giuste per affrontare la crisi mondiale, soprattutto con piani di stimolo economico e sgravi fiscali”, conclude lo studio di OA.
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