Nel corso del 2009 gli investimenti stranieri in obbligazioni del governo americano sono diminuiti in totale di 500 milioni di dollari. Solo nel mese di dicembre, l’acquisto dei titoli di debito Usa ha registrato un calo di 53 miliardi di dollari. A dirlo è lo stesso ministro del tesoro Usa, Timothy Geithner, nell’illustrare lo stato di salute del bilancio americano.
La catastrofe economica innescata nel 2008 è stata scongiurata negli Stati Uniti attraverso un enorme programma di spesa pubblica. Un fiume di denaro che ha consentito alle grosse banche americane di non fallire, evitando così il collasso dell’economia. Questo, a braccetto con i minori introiti fiscali derivanti dalla recessione, ha provocato l’impennata del deficit pubblico.
Il pesante calo nella domanda internazionale di Buoni del Tesoro Usa, dunque, preoccupa specialmente alla luce del forte indebitamento che l’amministrazione Obama ha raggiunto nel corso dell’ultimo anno. Il deficit amedricano è infatti ai massimi di sempre. Il primo di febbraio il governo ha comunicato che il buco del bilancio pubblico toccherà nel 2010 il record di 1.560 miliardi di dollari, ben oltre i 1.400 fissati per l’anno passato.
Giovedì scorso la Federal Reserve ha alzato il tasso di sconto, cioè il valore con cui presta denaro alle banche, di un quarto di punto passando dallo 0,5 allo 0,75%. Con un bilancio pubblico in questo stato, e la caduta nella domanda di Treasury, è molto prabile che assisteremo ad un ulteriore aumento dei tassi. “Gli Usa hanno bisogno di riordinare la propria polita fiscale”, si legge in una nota Schroders a cura del capo economista Keith Wade. “La Fed deve quindi creare un ambiente più adatto a diminuire la spesa pubblica e ad aumentare le entrate fiscali. Per questo, prosegue il report, ci aspettiamo ulteriori, anche se graduali, balzi del tasso d’interesse a partire da settembre”.
La Cina, intanto, non è più il primo creditore degli Stati Uniti. Pechino ha infatti diminuito la propria esposizione “americana” di 34 miliardi di dollari, circa il 36% degli investimenti. Con l’avvento del 2010, quindi, il Giappone è tornato in vetta come primo sottoscrittore del debito pubblico Usa, pur avendo anch’esso ridotto i propri investimenti di circa 11 miliardi.
Il governo del dragone ha investito molto nell’economia americana, ma dalla primavera scorsa le critiche cinesi contro il dollaro e le politiche espansionistiche di Washington si sono moltiplicate. Tanto è vero che lo scorso giugno il ministro Geithner si è dovuto recare di persona a Pechino per rassicurare i colleghi cinesi sull’affidabilità degli investimenti in Treasury.
Negli ultimi mesi si è assistito ad una serie di avvenimenti, dalla polemica legata a Google e alla libertà sul web fino al recente incontro tra Obama e il Dalai Lama, che hanno portato ad un lento deterioramento dei rapporti Washington-Pechino. Secondo diversi osservatori questo iniziale abbandono del biglietto verde potrebbe essere un segnale d’avvertimento.
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