La ripresa dell’Asia ha la forma di una V. Così gli analisti descrivono graficamente l’andamento della regione per indicare una fase di forte recupero, dopo le perdite causate dalla crisi finanziaria mondiale. Una ripresa espressa anche dall’indice Msci dell’area che nell’ultimo mese (fino al 3 marzo e calcolato in euro) ha guadagnato poco più del 3%, che si va ad aggiungere al +63% segnato nel 2009.
“Mentre l’Europa sta seguendo un andamento ad L (stabilizzazione dopo il crollo) e gli Stati Uniti uno a U (dopo la discesa, una fase di calma e poi la ripresa) la regione asiatica sta dimostrando una forte capacità di risveglio”, dice uno studio della società di consulenza Oxford Analytica (OA). Gli operatori internazionali, intanto, se ne sono già accorti. Secondo uno studio della Banca mondiale gli investimenti privati quest’anno cresceranno del 7-10%, con una particolare enfasi sulla zona del sud-est. “Il merito va ai governi asiatici che, durante la fase più dura della crisi, sono stati capaci di imporre rigorosi piani di stimolo all’economia, contribuendo alla stabilità della regione”, continuano da OA.
Gli Stati che hanno utilizzato la mano più ferma sono quelli che dovrebbero assicurarsi la fetta più grande della torta. Su tutti, Indonesia e Vietnam. La prima si aspetta di veder crescere l’arrivo di capitali stranieri del 15% dopo un calo del 24% nel 2009. Il secondo stima un aumento del 10-12%. Più difficile la situazione in Thailandia, Malaysia e Filippine, alle prese con problemi di instabilità politica. L’India, che sembrava aver retto bene le spallate della crisi, per il quarto trimestre 2009 ha annunciato un pil in crescita del 6%, contro il +6,9% atteso dagli economisti.
In generale, da tenere d’occhio sono soprattutto le operazioni di fusione e acquisizione. A guidare la pattuglia dei compratori sono la Cina e l’India, anche Giappone ed Europa si stanno facendo notare. Sempre in Vietnam l’anno scorso ci sono state 290 operazioni di merger&acquisition: una crescita del 71% rispetto al 2008 per un controvalore superiore al miliardo di dollari. Nei primi due mesi del 2010, invece, l’Indonesia ha registrato il 10,7% dei matrimoni consumati a livello globale. Fra i settori più coinvolti ci sono il bancario, le costruzioni e l’industria.
“Con il venire meno degli interventi pubblici, l’afflusso di capitale estero diventa fondamentale per continuare a dare la spinta all’economia”, dice il report di OA. “Le banche locali sono ancora restie a prestare denaro, ma con la ripresa della congiuntura grazie ai soldi stranieri e alle M&A, apriranno sempre di più i rubinetti”. Uno scenario del genere dovrebbe aiutare l’Asia a sopportare il calo di domanda che si registra da parte degli Stati Uniti. “Molte persone continuano a pensare che il mondo dipenda dagli Usa”, conclude lo studio. “Ma già adesso i Paesi asiatici sono in grado di compensare le minori richieste americane grazie a quelle domestiche. Le vendite al dettaglio registrate in Cina dal 2007, ad esempio, sono quasi riuscite a pareggiare la decrescita di quelle statunitensi”.
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