Mentre gli appassionati di golf salutano il ritorno sul green di Eldrick “Tiger” Woods, il mondo della finanza si domanda quali opportunità commerciali possa ancora offrire. Dando un’occhiata ai numeri è indubbio che la sua figura sia in grado di scatenare curiosità e attenzione. Quasi 7 milioni di americani sono rimasti incollati alla televisione il 19 febbraio, quando Woods si è presentato davanti alle telecamere per recitare il mea culpa e chiedere perdono alla moglie e ai fan per i suoi atteggiamenti libertini. Negli stessi istanti gli scambi al New York Stock Exchange sono scesi sotto al milione di azioni, facendo segnare il volume minimo della settimana.
“La storia ci insegna che i campioni che cadono in disgrazia possono tornare prepotentemente sulla scena”, spiga uno studio firmato da Erika Brendan, specialista nella gestione di marchi e immagini della società di consulenza Capitalwood Management. “In passato sono finiti nelle pagine di cronaca Ben Johnson (velocista squalificato per doping alle Olimpiadi di Seoul), Kobe Bryant (campione della Nba accusato di violenza carnale) e il nuotatore Michael Phelps (uso di marijuana). Di solito, però, se si infrange lo spirito sportivo il ritorno sulla scena diventa quasi impossibile. Le sfortune personali, invece, possono rappresentare un nuovo trampolino di lancio”.
Questi elementi vengono tenuti in considerazione anche dalle società che sponsorizzano le superstar. Un esempio illuminante è quello di Kobe Bryant che nel 2003 era stato accusato di aver violentato la cameriera di un albergo. I suoi sponsor si sono divisi in due: McDonald’s e Ferrero (con il marchio Nutella) hanno stracciato i loro contratti, mentre Nike e Coca Cola hanno continuato a puntare su di lui. E quando le accuse contro il giocatore sono cascate le due aziende ne hanno raccolto tutti i benefici. Bryant è tornato una stella di prima grandezza vincendo anche la coppa di miglior giocatore della Nba nel 2008, mentre le scarpe della Nike a lui intitolate sono uno dei prodotti sportivi più venduti al mondo.
“La stessa cosa potrebbe ripetersi con Tiger Woods”, continua lo studio. “Quasi tutti gli sponsor lo hanno abbandonato. Al suo fianco sono rimasti in pochi, fra cui la Nike e la Tag Heur”. Una mossa azzeccata, in termini di visibilità. Durante il master di Augusta che si è tenuto l’8 e il 9 aprile le televisioni hanno seguito ogni singolo movimento degli swing di Woods rimandando nelle case di milioni di telespettatori i due marchi. Il torneo, nel quale si è classificato quarto, è stato visto da circa 40 milioni di persone. Per il giuramento di Barack Obama i sintonizzati erano 37 milioni.
“A questo punto è pensabile che nuovi sponsor bussino alla sua porta”, dice Brendan. “I papabili sono i concorrenti delle società che hanno abbandonato il campione”. Fra questi c’è il gruppo di Tlc Verizon che entrerebbe al posto di AT&T. Un’altra che potrebbe farsi avanti è la Coca Cola per promuovere il suo sport drink Powered. “La mossa potrebbe permettergli di far guadagnare al prodotto quote di mercato nei confronti del Gatorade della Pepsi”, spiega il report. “Il primo ha una fetta del 20%, mentre il secondo del 70%”.
Cavalcare la nuova popolarità di Tiger Woods, non è comunque un affare semplice. I responsabili dei diversi marchi dovranno cercare di creare delle somiglianze fra il loro prodotto e le virtù (da rinfrescare) del campione. “Il vantaggio è che il giocatore ha confessato pubblicamente le sue colpe e una seconda possibilità, soprattutto per un peccato veniale, non si nega a nessuno”, conclude lo studio di CM. “Su questo gli esperti di comunicazione stanno già lavorando”.
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