Privilegiate, ricche ma con poco fascino

Queste azioni danno diritto a un dividendo più alto. Ma non hanno potere e, per molti investitori, sono un debito.

Marco Caprotti 28/04/2010 | 14:24
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Ha ancora senso investire in azioni di privilegio? Questo titolo, al pari di quello ordinario, rappresenta l’unità minima di partecipazione al capitale di una società, ed attribuisce sia diritti amministrativi, sia diritti patrimoniali. Tuttavia, fra i due, ci sono delle differenze. In particolare, le società alle privilegio riconoscono un rendimento addizionale rispetto al dividendo delle ordinarie.

Inoltre gli azionisti privilegiati godono di una prelazione nel riparto del patrimonio a seguito del fallimento o dello scioglimento della società rispetto agli azionisti ordinari. A fronte di questi vantaggi patrimoniali vi sono alcune restrizioni dei diritti amministrativi. Gli azionisti privilegiati, infatti, possono votare soltanto nelle assemblee straordinarie, ma non in quelle ordinarie.

La pattuglia delle italiane è comunque sguarnita. A Piazza affari con questo tipo di azioni sono quotate solo Exor (la società di investimenti della famiglia Agnelli nata dalla fusione fra Ifi e Ifil), Fiat e Unipol. “Si tratta di uno strumento anacronistico che piace poco agli investitori”, spiega uno studio di Jeremy Glaser, analista di Morningstar. “I titolari di ordinarie lo considerano un debito perché impoverisce le casse delle società che sono costrette a riconoscergli un dividendo più alto. Per chi possiede obbligazioni, invece, è un’azione che, al di là di un payout più alto, non dà nessun potere al socio”.

Ma ci sono altri motivi per cui gli investitori dovrebbero stare lontani da questi titoli. “Il loro limite lo hanno dimostrato anche durante questa crisi”, continua l’analista. Quando molte aziende sono andate in fallimento i primi a essere rimborsati, quando è stato possibile, sono stati i bondholder e per i soci privilegiati non è rimasto niente in cassa. E’ vero che lo stesso problema lo incontrano i titolari di ordinarie, ma almeno loro hanno la possibilità di far sentire la propria voce nella gestione delle aziende”.  

Anche la questione del dividendo più alto è tutta da verificare. “Potenzialmente gli azionisti di privilegio si mettono in tasca una cedola maggiore”, dice l’analista. “Prima, però, la società deve decidere di distribuire il dividendo. E visto che gli obbligazionisti vengono prima, potrebbe non farlo. Il dividendo, in ogni caso, non è di quelli che arricchisce. Fa comodo in una situazione di inflazione bassa. Ma quando inizia a rialzarsi si mangia praticamente tutto il guadagno”.

Le azioni di privilegio, quindi, sono da evitare in tutti casi? “Non sarei così drastico”, risponde Glaser. “Possono entrare a far parte di un portafoglio molto diversificato. Ma vanno acquistate solo se sono veramente a sconto. Altrimenti è meglio evitarle perché rischiano di sbilanciare la strategia”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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