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Passa al Senato Usa la legge di riforma della finanza. Le grandi banche reggeranno il colpo. Gli investitori avranno qualche problema.

Marco Caprotti 27/05/2010 | 13:28
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Il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, ha segnato un altro colpo dopo la riforma del servizio sanitario. Il Senato ha approvato la legge che cambierà radicalmente il mondo finanziario americano. Si tratta della rivoluzione più grande per il capitalismo made in Usa, successiva a un analogo provvedimento preso negli anni ’30 per rispondere alla Grande depressione. E in futuro potrebbe diventare la base per decisioni simili nel resto del mondo (Obama ha già detto che affronterà la questione nella riunione dei G20 di giugno).

La legge, che colpirà soprattutto gli interessi delle banche, dovrà essere adattata a quella approvata dal Parlamento a dicembre dell’anno scorso, ma le linee guida sono abbastanza chiare. Gli istituti di credito non potranno utilizzare i soldi che hanno in deposito per fare operazioni di trading. A sorvegliare che ciò non avvenga sarà istituito uno speciale dipartimento a protezione dei clienti che dovrà anche vigilare sui prodotti speculativi che vengono proposti ai correntisti. Il governo potrà intervenire per decidere le sorti degli istituti più grandi che, eventualmente, dovessero essere sull’orlo del fallimento. “Il Parlamento e il Senato hanno approvato una legge che protegge i consumatori e limita i rischi che le banche possono accollarsi”, ha detto il segretario al Tesoro, Tim Geithner.

La lobby bancaria non l’ha presa bene. “Le banche hanno già avvertito che una legge di questo tipo è deleteria, soprattutto nell’attuale situazione dei mercati”, spiega un report firmato da Tom Braith, analista di Morningstar. Il passaggio che piace meno è quello relativo allo scorporo delle attività di trading dal lavoro tradizionale delle banche. “Se la legge sarà approvata senza modifiche a questo capitolo, le banche avranno molti motivi per cui piangere”, spiega uno studio di Elizabeth Moger, analista di Senior Finance Investments. “Si tratta di una ricca fonte di profitti. Le cinque prime banche americane controllano il 97% degli scambi che vengono effettuati sui derivati sul mercato cosiddetto over the counter (si tratta di trattative private fra le grandi istituzioni che si svolgono fuori dalle Borse regolamentate, Ndr)”.

In generale, però, le nuove regole potrebbero essere meno pesanti di quello che sembra ad una prima lettura. Almeno per i big (JP Morgan, Bank of America, Citigroup e Morgan Stanley). “Le grandi istituzioni possono sopportare bene gli effetti del provvedimento”, spiega un report di Chris Costanza, analista specializzato sulle large cap finanziarie Usa di Schroders. “Tuttavia, ci saranno effetti pesanti su tutto il comparto bancario. E il prezzo maggiore, nel breve termine, lo pagheranno gli azionisti”. I mancati guadagni potranno essere recuperati, in minima parte, aumentando i prezzi dei servizi ai clienti o tagliando gli stipendi e i posti di lavoro. “Ma per rimettere veramente i bilanci a posto gli istituti bancari diminuiranno i dividendi distribuiti ai soci”, continua Costanza. “E questo, come se non bastasse, avrà un impatto negativo sulle valutazioni delle azioni di cui sono titolari”.

Tutto questo, se sfruttato bene, nel lungo periodo potrebbe comunque trasformarsi in un vantaggio. “Gli istituti avranno maggiori capitali da reinvestire per far crescere la propria attività”, continua l’analista di Schroders. “Senza contare che un aumento della liquidità, unito a una maggiore trasparenza, darà stabilità al loro business riducendo, nel tempo, lo sconto a cui vengono trattati i titoli. Le nuove regole, inoltre, rappresentano una barriera all’ingresso sul mercato di nuovi player”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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