Rimborsare gli obbligazionisti, mettere la parola fine alla decennale storia del default, riprendere rapporti normali con i mercati finanziari. Sono questi i punti chiave sottolineati dal ministro delle finanze argentino Hernan Lorenzino nell’ultima tappa italiana del road show per presentare l’offerta pubblica di scambio (Ops) sui bond di Buenos Aires andati in default nel 2001. L’operazione sarà considerata valida se la sottoscriverà il 60% degli aventi diritto. All’11% giugno, secondo i dati del governo argentino, il 56% dei creditori aveva già aderito.
Scadenza irrevocabile
La scadenza per aderire all’Ops è fissata per il 22 giugno. “Dopo tale data non saranno concessi altri termini per sottoscrivere l’operazione”, ha detto Lorenzino. I possessori dei bond argentini andati in default nel 2001 che aderiranno all’offerta pubblica di scambio promossa da Buenos Aires si vedranno pagati cash gli interessi sui titoli già ad agosto. I pagamenti sugli interessi dei bond relativi al periodo 2005-2010, solamente per chi aderirà all’Ops, saranno avviati dopo circa un mese e mezzo dal termine dell’offerta, quindi circa a metà agosto. Per il rappresentante del governo argentino “quest’offerta è molto diversa rispetto a quella avanzata nel 2005, perché allora c’erano solo promesse ed ora, invece, ci sono obbligazioni reali” e quindi si tratta “di una buona offerta, l'ultima a cui aderire perché non ne sono previste altre”.
Fine di un default
Per Lorenzino questa proposta di scambio, che prevede il pagamento del 35% del capitale oltre agli interessi, vuole rappresentare la chiusura definitiva di tutte le conseguenze innescate dal default del 2001, con l’obiettivo dichiarato di normalizzare i rapporti fra la Repubblica Argentina e i mercati finanziari. L’altro obiettivo è di ottenere il riconoscimento da parte delle agenzie di rating della forza dell’economia del Paese sudamericano. Il ministero della finanze argentino ha appena aggiornato le previsioni di crescita economica per il 2010 portandole dal 2,5% al 5%. “Elaborazioni su un periodo più lungo non siamo ancora in grado di farle perché dovranno partire da questo nuovo dato”, ha detto il ministro. “Le prime indicazioni, comunque, ci parlano di una salita che continuerà”.
Isolare gli squali
Per il titolare argentino delle finanze l’operazione ha anche un altro scopo. “Ci sono alcuni fondi che hanno in portafoglio le nostre obbligazioni e che si stanno comportando come squali”, ha spiegato. “Non hanno mai avuto intenzione di collaborare con noi e non lo faranno nemmeno questa volta. Il loro obiettivo e di portarci davanti ai tribunali. La chiusura dell’operazione, se il risultato sarà quello sperato, ci permetterà di isolarli”.
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