Chi ha preso in mano almeno una volta il prospetto informativo relativo a un titolo quotato avrà letto sicuramente questa frase: “Ogni investimento comporta un grado di rischio. Compresa la possibilità di perdere il capitale investito”. Comprare azioni di un’azienda rende una persona proprietaria pro quota della società. Questo significa che l’investitore è in prima fila fra quelli che perdono soldi se le cose vanno male. La buona notizia è che il socio, prende una parte del guadagno se le cose vanno bene: o attraverso i dividendi o rivendendo i titoli (o una parte di essi) a un prezzo maggiore rispetto al momento dell’acquisto. Ne deriva che lo studio del rapporto fra rischi e rendimenti è un momento determinante nella scelta di un investimento.
Il metodo Morningstar
Nelle sue analisi Morningstar cerca di analizzare non solo i rischi di un titolo che sta salendo troppo a livello di prezzo, ma anche tutte le incertezze a cui può andare incontro una società. In pratica si tratta di predire, nei limiti del possibile, tutte le situazioni che possono condizionare il futuro di un’azienda e, di conseguenza, quello dei suoi azionisti. Il processo è più complesso di quello che può apparire. Quasi mai la realtà coincide perfettamente con le previsioni che vengono fatte. Grandi cambiamenti in un settore o in una società sono difficili da prevedere, ma pensare a delle possibilità future permette di prendere in considerazione una serie di eventualità che possono avere un impatto sul titolo ed essere pronti a reagire a questi cambiamenti. Il processo si divide in quattro fasi.
Prima fase
La prima mossa è quella di analizzare i possibili movimenti che può avere il fatturato di un’azienda. Alcune attività, come quelle alimentari o quelle dei prodotti di consumo, presentano pochi problemi perché hanno giri d’affari abbastanza stabili o stagionali. Altre, invece, presentano una difficoltà maggiore perché le vendite possono essere condizionate da numerosi fatti che vanno da una crisi finanziaria, a elementi di tipo sociale, a mode o altro.
Seconda fase
In questa fase bisogna comprendere quali sono i margini di guadagno di un’azienda. In pratica si tratta di capire quanta parte di ogni euro o dollaro guadagnato si trasforma in utile netto. Il punto centrale di questa parte è analizzare tutti i costi fissi e cercare di prendere in considerazione tutti quelli variabili.
Per un’analisi di queste prime due fasi sono molto utili i documenti che l’azienda consegna agli organi di controllo (nel nostro caso la Consob e Borsa italiana) e che ormai possono essere facilmente recuperati anche sui siti Internet delle società quotate nella sezione Investor Relator.
Terza fase
Analizzare i debiti, perché anche un’azienda che lavora in un settore a basso rischio diventa pericolosa per un’azionista se ne ha troppi. Questo è un punto importante: i possessori di obbligazioni, infatti, in caso di bancarotta della società vengono prima dei titolari di azioni nella linea dei rimborsi. E alla fine del processo, per i secondi potrebbe non rimanere niente.
I parametri di misura usati più comunemente per fare questo tipo di studio sono due. Il rapporto obbligazioni/azioni dà la misura di quanto la società sia finanziata dai titolari di bond e quanto da quelli di azioni. Le aziende con un alto rapporto fra bond e equity sono quelle più rischiose per gli azionisti perché significa che la maggior parte dei soldi per gli investimenti, al di là dei guadagni che possono realizzare, arriva da persone verso cui l’impresa ha un debito.
Il secondo metro di misura sono gli interessi. Se un’azienda raccoglie soldi attraverso strumenti di debito dovrà pagare degli interessi. La capacità della società di far fronte a questo obbligo con i guadagni che realizza con la sua attività principale dà la misura della sua solidità. Se deve far ricorso a operazioni particolari come la vendita di asset immobiliari o altro, è probabile che possa avere dei problemi.
Quarta fase
Il titolare di azioni deve prendere in considerazione la possibilità che un evento specifico, come il riconoscimento di un brevetto particolare o una decisione legale, possa cambiare radicalmente il valore della sua società. E’ un buon sistema per essere preparati anche a fatti che al momento, sembrano impossibili. Per esempio, chi ha investito in titoli finanziari, se fosse stato previdente avrebbe dovuto pensare ai rischi delle obbligazioni sovrane europee e a quanti bond di questo tipo le banche potevano avere in cassaforte. Oggi farebbero bene a prendere in considerazione le leggi in materia finanziaria che potrebbero essere approvate in futuro anche nel Vecchio continente e che potrebbero incidere sul valore dei titoli degli istituti.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.