Un segno meno davanti al rendimento di un fondo non piace a nessuno. Anzi, fa male e l’intensità della delusione è più forte della soddisfazione nel vedere una performance stratosferica. Eppure i segni meno sono tornati nella prima parte del 2010 ed è forte la tentazione di vendere. Cosa fare?
Innanzitutto non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura; al contrario serve un approccio metodico. Insomma, come recita il detto: “Usa la testa e non il cuore”. Michael Breen, analista senior sui fondi di Morningstar, indica un semplice percorso per compiere la giusta scelta.
Il tempo separa l’abilità dalla fortuna
Le statistiche sul semestre sono molte, ma esse hanno valore più giornalistico che d’investimento. E’ necessario guardare oltre il breve periodo per analizzare l’andamento del fondo in un orizzonte che sia il più lungo possibile. Questo non risolve il problema della perdita che l’investitore subisce, ma aiuta a capire se e in quale misura ci può essere un recupero. Se il comparto ha sempre avuto una performance mediocre negli anni, difficilmente cambierà (a meno di una variazione nella gestione). Al contrario, se la perdita è un fatto isolato, può rappresentare una buona occasione per acquistare.
I contrarian
I fondi che si distinguono dalla massa, perché adottano un approccio che va contro il mercato, possono dare segnali sbagliati e apparire molto meglio o molto peggio dei concorrenti in un certo momento. Questo vale anche per i portafogli molto concentrati. In genere, essi stanno agli estremi della categoria, mai nel mezzo, e l’investitore deve essere consapevole che a fasi molto positive possono seguirne di difficili.
Periodi bizzarri
Fasi di mercato atipiche possono far apparire un fondo peggiore di quello che è. L’ultimo decennio è stato davvero particolare, con due periodi di forti ribassi (lo scoppio della bolla Internet e la crisi dei mutui subprime). Le strategie azionarie molto aggressive hanno sofferto di più i crolli, ma in fasi di rialzo, se ben gestite, hanno dato rendimenti superiori e recuperato rapidamente. Per contro, gli approcci orientati al valore danno risultati inferiori nei periodi speculativi, ma risentono meno dello scoppio delle bolle.
Non tutte le classifiche sono uguali
Quando tra il fondo con il miglior rendimento e quello con il peggiore c’è un grande divario nelle classifiche di lungo periodo (ad esempio a dieci anni) è molto facile individuare i manager più virtuosi. La situazione si complica quando le differenze sono minime, come è accaduto nell’ultimo decennio per molte classi di investimento. In questo caso, infatti, è sufficiente un mese di forte rialzo o ribasso per passare dal top al fondo e viceversa. E’quindi importante mantenere il senso delle proporzioni, in modo da saper riconoscere un comparto che, pur non discostandosi molto dai migliori, ha performance deludenti.
Il verdetto
In conclusione, è bene non farsi mai prendere dall’istinto di vendere, ma ponderare la propria decisione. Se si riscatta quando davanti al rendimento c’è il segno meno si capitalizza la perdita, cosa che non fa piacere a nessuno e il rammarico cresce se ci si accorge di aver fatto la scelta sbagliata, perché si è agito d’impulso.
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