Gli americani la chiamano Double dip recession, conosciuta anche come recessione a W, proprio a causa dell’andamento che la caratterizza, ovvero due cadute dell’attività economica molto ravvicinate tra loro. Le recessioni di questo tipo sono estremamente rare, tanto che dal dopoguerra se ne ricorda una sola, a cavallo tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80.
Ciò nonostante, l’alta volatilità dei mercati registrata nelle ultime settimane segnala il timore di andare incontro ad una nuova fase di recessione, almeno in Europa, creando così un circolo vizioso. Infatti, sovente è il sentiment stesso degli investitori che finisce per diventare un rischio.
“L’ultima recessione a W si è verificata nel momento in cui i Paesi sviluppati sono passati dalla fase inflazionistica degli anni Settanta alla più bilanciata crescita dei decenni successivi”, afferma Ad Van Tiggelen, senior investment specialist di ING IM nel suo ultimo report mensile. Il mondo occidentale sta affrontando anche oggi una fase di transizione. “Sembra infatti che il periodo di inflazione modesta degli ultimi decenni si stia trasformando in un trend disinflazionistico, non privo tra l’altro di un rischio di delfazione”. Insomma, la possibilità di ricadere in uno scenario recessivo non sembra poi così lontana.
Cosa fare?
Premesso che nessuno ha la palla di cristallo, come possiamo proteggerci di un’eventualità del genere? “Nel primo semestre 2010 i titoli ciclici hanno performato generalmente meglio dei più economici difensivi”, prosegue Van Tiggelen nella sua analisi. Tra questi, le telecom e le utilities hanno deluso più degli altri. Tuttavia, “gli alti dividend yield e il modello di business relativamente difensivo di questi settori dovrebbero costituire per gli investitori una rete di sicurezza in caso di recessione a W”.
Certo, anche questi settori corrono qualche rischio. In certi casi, le utilities potrebbero subire interventi normativi da parte di governi altamente indebitati (come ad esempio un rialzo delle tasse) per estrarre denaro da questa industria. “Ma ciò”, si legge nel report ING IM, “porterebbe comunque a tagli piuttosto modesti dei dividendi”.
Non tutti ci credono
Certo, non tutti gli operatori prevedono una double dip nei prossimi mesi. L’ultimo in ordine di tempo ad unirsi al coro degli ottimisti è stato il Fondo monetario internazionale, che nell’ultimo aggiornamento del Global Financial Stability Report, ha dichiarato che “i problemi del debito della zona Euro hanno ritardato la ripresa dalla crisi economica, ma senza stabilizzarla”. Per il Fmi, è più grave il rischio contagio tra i vari Stati dell’Eurozona e la differenza nei tassi di crescita tra Paesi emergenti e sviluppati (10% previsto per la Cina, 1% per Eurolandia).
Anche il capo economista dell’Ocse Pier Carlo Padoan ha scongiurato questa possibilità. “La nostra opinione è la stessa dell’Fmi, che ha rivisto al rialzo le stime del Pil globale e ha fatto sapere di non ritenere probabile una ricaduta nella recessione”, ha infatti dichiarato la settimana scorsa a Sky Tg24 Economia.
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