In Borsa è lotta aperta tra orsi e tori, con i primi che dominano dall’inizio dell’anno, e gli investitori preferiscono comprare i fondi obbligazionari. Secondo un’analisi di Morningstar sull’universo europeo, i comparti specializzati in obbligazioni emergenti sono quelli che hanno ricevuto i maggiori flussi di capitali da gennaio e negli ultimi dodici mesi, seguiti da fondi che investono nel reddito fisso in dollari.
Per gli obbligazionari emergenti, il tasso di crescita (calcolato come il totale dei flussi in un dato intervallo di tempo diviso per il patrimonio netto di inizio periodo) è stato del 48,26% da gennaio e dell’87,86% nell’anno. I fondi globali in dollari hanno segnato rispettivamente +40,07% e +73,32% e gli high yield, sempre nella divisa americana, si sono incrementati del 33,80 e del 62,11%.
In uscita dagli azionari
I maggiori deflussi hanno interessato i fondi che investono nelle Borse europee e sono in larga misura da imputare alla crisi del debito sovrano, che ha causato i ribassi dei corsi azionari (da inizio anno l’Msci Europe ha perso lo 0,45%). Tra i comparti specializzati sull’equity, i tassi di crescita maggiori riguardano categorie nuove (come gli Azionari Africa) e con un peso marginale sul totale del patrimonio. Il forte incremento percentuale, dunque, è dovuto al fatto che si parte da dimensioni patrimoniali molto piccole.
La mappa patrimoniale
La composizione degli asset europei dell’industria del risparmio va mutando in relazione ai diversi tassi di crescita delle categorie. Al primo posto, per dimensioni patrimoniali, ci sono gli Azionari internazionali; i quali, però, nell’ultimo anno hanno registrato un incremento dei flussi di appena il 2,56%. Nelle prime posizioni ci sono anche i fondi specializzati nelle Borse emergenti, che, tuttavia, sono cresciuti meno dei cugini obbligazionari (21,84%). Infine, l’obbligazionario in euro, che è una delle principali categorie in termini di asset, non ha percentuali paragonabili a quello in dollari.
Emergenti contagiosi
Anche gli americani, tradizionalmente più propensi alle azioni, nell’ultimo anno hanno scelto il reddito fisso dei Paesi emergenti. I flussi verso questa categoria, infatti, sono cresciuti del 91,2%. Per il resto, gli investitori oltreoceano hanno privilegiato le obbligazioni, non solo domestiche. I riscatti, invece, hanno colpito gli azionari che sono quelli che pesano di più sul patrimonio complessivo.
Azioni “sinonimo” di rischio
Una delle ragioni per cui gli investitori scelgono le obbligazioni è perché percepiscono le azioni come troppo rischiose, dopo le pesanti perdite causate dalla crisi finanziaria. Gli obbligazionari hanno generalmente una volatilità più contenuta, che nel caso di quelli specializzati sui mercati emergenti si è andata riducendo nel tempo. La deviazione standard media della categoria nell’ultimo anno è stata del 4,71%, inferiore a quella dei fondi in bond statunitensi. La ragione è un miglioramento della situazione economica e dei bilanci di questi Paesi, molti dei quali sono diventati anche più stabili politicamente. E’ bene comunque non abbassare la guardia, perché gli eccessi, compresi quelli legati alla domanda di titoli, sono sempre pericolosi. Tendono a generare bolle che prima o poi scoppiano.
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