Partendo dalle analisi qualitative di Morningstar, questa settimana abbiamo raccolto informazioni sulle strategie di alcuni fondi di Carmignac Gestion rispetto ai settori azionari e alle aree geografiche.
Beni di consumo, ma non energia e telecom
I gestori di Carmignac Portfolio Grande Europe (Rating Qualitativo Morningstar “Superiore”) mantengono un atteggiamento prudente. Questo ha comportato un aumento delle posizioni considerate come centrali e di qualità in portafoglio, con titoli quali Reckitt Benckiser, Nestlé o ancora Danone. Le opinioni più conservative dei gestori spiegano anche il sovrappeso del fondo verso il settore del largo consumo: a fine maggio 2010, i servizi ai consumatori (25,4%) e i beni di largo consumo (34,3%) erano, e di molto, i settori più importanti del fondo, e rappresentavano rispettivamente 3,16 e 1,73 volte il peso medio della corrispondente categoria Morningstar. Ciò conferiva al portafoglio un profilo volontariamente difensivo, accentuato ulteriormente dalla posizione del 5,6% sull'oro fisico (Gold Bullion).
Al contrario alcuni settori non erano assolutamente rappresentati: l'energia è stata ridotta completamente dopo la marea nera provocata dal pozzo della BP; i gestori hanno inoltre venduto tutte le loro posizioni nelle telecom, ritenendo l'avvenire degli operatori incerto per almeno i prossimi tre anni.
Meno Europa, più Asia e Stati Uniti
Dal secondo trimestre 2010, Carmignac Patrimoine, un fondo azionario bilanciato (Rating Qualitativo Morningstar “Eccellente”), è posizionato in maniera prudente per affrontare uno scenario macroeconomico debole per l'Europa, una fase momentanea di stasi del ciclo economico negli Stati Uniti e una crescita vigorosa nei Paesi emergenti. Così, l'esposizione netta al mercato azionario, ridotta al 29% a fine luglio 2010, presenta una preferenza sugli Stati Uniti e l'Asia.
Le due esposizioni settoriali principali riguardano i servizi finanziari (1,76 volte la media di categoria) e i materiali (1,42 volte la media di categoria). Nel settore dei materiali in particolare, gli investimenti nelle società aurifere (Goldcorp, Freeport) raggiungono il 15% degli attivi; questo rappresenta un modo di cautelarsi nei confronti della potenziale svalutazione delle valute dei Paesi sviluppati.
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