Partendo dalle analisi qualitative di Morningstar, questa settimana abbiamo raccolto informazioni sul portafoglio di alcuni fondi azionari che investono in materie prime.
Giganti e piccoli
Le società presenti nel portafoglio di JPM Global Natural Resources (Rating Qualitativo Morningstar “Superiore”) vanno da giganti come BHP e Petrobras fino a imprese che capitalizzano meno di un miliardo, la cui produzione in alcuni casi ancora deve iniziare. Questi nomi più piccoli spiegano il gran numero di posizioni di modesto peso nel portafoglio. La preferenza del gestore, infatti, è quella di diversificare il rischio specifico e, allo stesso tempo, di partecipare, laddove ritenuto opportuno, alle richieste di aziende più piccole che spesso tornano con una certa frequenza sul mercato dei capitali per finanziare i propri investimenti, in modo che il fondo si comporta come un finanziere per alcune imprese.
Anche se il peso di alcuni titoli è modesto, la natura delle loro attività comporta che, quando hanno successo, queste posizioni possono generare guadagni interessanti. Ad esempio, il prezzo di Fortescue Metals è più che decuplicato dall’acquisto iniziale fatto nel 2004. Circa l'80% del portafoglio è investito in aziende che già producono, mentre fino al 20% è più speculativo. Il fondo investe in tutta la gamma di materie prime e ha in media i seguenti obiettivi di peso: 30% in metalli di base, 30% in oro e metalli preziosi, 30% in energia e il 10% classificati come altri (diamanti, ecc), ma il gestore ha molta discrezionalità e può andare dal 15% al 50% in ciascuno di questi comparti. In genere, i cambiamenti dell’asset allocation passano attraverso la negoziazione di titoli più liquidi, mentre le posizioni più piccole rimangono immutate.
Oro si, petrolio no
BGF World Mining (Rating Qualitativo Morningstar “Eccellente”) rientra nella categoria Morningstar Azionari Settore Risorse Naturali, ma, a differenza dei prodotti simili, non investe in società del settore petrolifero e ciò può condurre a notevoli differenze in termini di performance. Il tasso di turnover è basso, dato che l’orizzonte di investimento tipico del gestore, Evy Hambro, è di lungo termine. Tuttavia, le forti oscillazioni dei prezzi delle commodity negli ultimi mesi hanno portato il team a effettuare più transazioni di quanto fatto storicamente.
Il team investe solo in società il cui management è disponibile e aperto a incontri diretti. Il portafoglio è concentrato al massimo su 80 titoli (al 31 dicembre 2009 erano solo 59). L’esposizione nei confronti dell’oro è aumentata significativamente verso la metà del 2008. Il team ritiene che il metallo giallo sia un asset ancora poco detenuto nei portafogli e che la crisi del credito ne abbia aumentato il suo fascino. L’utilizzo di Etf è sporadico: al 31 dicembre meno dell’1% risultava investito in replicanti che detengono fisicamente lingotti. Hambro ha anche introdotto in portafoglio un’obbligazione non quotata: Glencore (società con sede in Svizzera). Questa è stata acquistata nel 2009 e rappresenta una realtà societaria ben conosciuta dal team. Nonostante questa società non sia quotata, ci conforta la dettagliata conoscenza e comprensione dell’azienda da parte del team.
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