Zero titoli di stato americani e giapponesi, nessun bond irlandese, greco o spagnolo e quasi nulla dell’Eurozona. Il portafoglio di Michael Hasenstab, gestore del fondo Templeton global bond, che è stato nominato manager dell’anno sul reddito fisso da parte di Morningstar, è quanto di più lontano ci possa essere da un indice obbligazionario globale. Il motivo è semplice: Stati Uniti, Europa e Giappone (i cosiddetti G-3) sono le regioni del mondo dove ci sono più problemi.
La crescita è negli emergenti
“Ci sono Paesi che stampano moneta e hanno un debito che supera di oltre il 100% il Prodotto interno lordo”, spiega Hasenstab in un’intervista a Morningstar. E questo non è un bel biglietto da visita per un investitore obbligazionario. Il gestore preferisce aree come l’Australia, dove il rapporto tra debito e Pil è inferiore al 20%, o la Norvegia, che è in grado di ripagare i titoli di Stato quattro volte, grazie alla ricchezza di giacimenti petroliferi. Ma una delle posizioni più importanti in portafoglio è la Corea del sud. “E’ in piena fase di espansione”, dice, “partecipa alla crescita cinese e ha un’industria che ha fatto passi da gigante per migliorare la qualità dei prodotti. Ad esempio, dieci anni fa l’elettronica coreana era tra la meno costosa, oggi è in gran parte nella fascia più cara. Essi sono in grado di competere sulla qualità e non solo sui prezzi”. E le tensioni con il Nord? “Di solito sono un’opportunità per accrescere la nostra esposizione”, dice Hasenstab, il quale non crede in un’escalation della violenza.
Il manager è scettico nei confronti dei mercati sviluppati da tempi non sospetti (dal 2001 gestisce il fondo, prima come co-manager poi, dal 2006, come manager esclusivo), perché ha sempre preferito le economie in crescita a quelle stagnanti. Per questo, preferisce guardare fuori dai classici benchmark obbligazionari globali, nei quali, dice, i pesi maggiori sono dei grandi emittenti, ossia quelli con la peggior qualità del credito. Con il suo team di 40 analisti, valuta per ciascun Paese tre fattori, il cambio, i tassi di interesse e il debito sovrano, quindi decide se esporsi a tutti e tre o solo a uno, coprendosi dal rischio sugli altri.
Un investimento di lungo periodo
Nel 2010, il fondo è stato tra i migliori della categoria Obbligazionari globali per performance, anche se non tutte le scelte sono state vincenti. In particolare, non è stata premiante la decisione di andare corto di yen contro dollaro, basata sulla convinzione che il differenziale tra i titoli governativi giapponesi e statunitensi sarebbe aumentato. La rivalutazione di oltre il 12% della divisa nipponica nei confronti del biglietto verde, infatti, ha “ferito” il fondo. Hasenstab, però, non è un trader, ma un investitore di lungo periodo. “Ci possono essere mesi o anche trimestri di volatilità”, dice, “e il sottoscrittore deve esserne consapevole”. Il comparto non è adatto a chi ha un orizzonte di tre o sei mesi, ma a chi, come il manager, ce l’ha di tre-cinque anni.
Gestire la massa
Nell’ultimo anno Templeton global bond è stato uno dei fondi che ha raccolto di più, tanto in Italia quanto negli Stati Uniti. Il patrimonio complessivo ha superato i 45 miliardi di dollari, un dato che si confronta con i poco meno di 2 miliardi di cinque anni fa. Secondo gli analisti di Morningstar, questa crescita va monitorata, ma non è motivo di preoccupazione per il momento, perché la strategia è incentrata su mercati in continuo sviluppo, che generano nuove opportunità.
Un altro aspetto da considerare è la concentrazione dei flussi di investimento su determinati prodotti, un fenomeno che è emerso con forza anche in Italia negli ultimi anni. In pratica, si inseguono le buone performance, uscendo in massa quando la situazione cambia. La conseguenza è un ritorno per il sottoscrittore che è inferiore a quello del fondo. Per Sergio Albarelli, senior director per il sud Europa e il Benelux di Franklin Templeton Investments, la strategia migliore per entrare su un fondo è il Pac (piano di accumulo), perché permette di evitare i picchi. E’ chiaro, il rischio che le reti distributive decidano di riconvertire gli asset è sempre da mettere in conto, ma Albarelli è convinto che i flussi si siano concentrati negli ultimi anni sui fondi che hanno risposto a una domanda di investimento che non era soddisfatta, come ad esempio, nel caso del Templeton global bond, di conversione del risparmio amministrato in gestito e la copertura dal rischio di cambio.
Le regole per investire
Restano valide per gli investitori le regole di non comprare esclusivamente sull’onda del successo, del passaparola o della proposta dell’intermediario, ma decidere sulla base delle reali esigenze, della coerenza con i propri obiettivi, l’orizzonte temporale e il profilo di rischio, solo dopo aver compreso a pieno le caratteristiche del prodotto. In questo caso, di un obbligazionario globale, che investe sul debito emergente e può attraversare periodi di volatilità. Dal canto loro, i promotori o consulenti bancari non devono sottrarsi dal compito di presentarlo con i suoi pro e contro. Può sembrare ovvio, ma le mail che talvolta ci arrivano dai sottoscrittori dei prodotti più in voga ci inducono a pensare che non sempre sia così.
La nomina dei migliori gestori dell'anno viene fatta dal team americano di analisti di Morningstar, attraverso un'analisi quali-quantitativa. I manager selezionati sono quelli che si sono distinti per rendimento aggiustato per il rischio e per la solidità del processo di investimento. Grande importanza viene attribuita anche al governo societario e all'allineamento dell'interesse dell'azienda con quello degli investitori.
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