I costi dei fondi comuni di investimento sono spesso al centro del dibattito tra addetti ai lavori e singoli risparmiatori. Da un lato, esiste l’esigenza di remunerare adeguatamente l’attività degli investitori professionali; dall’altro lato, però, vi è la necessità di ridurre l’incidenza dei costi sulle performance realizzate. Appare evidente che questi due interessi siano tra di loro contrastanti e, quindi, difficili da conciliare. Morningstar monitora la capacità delle società di gestione del risparmio, italiane ed estere, di risolvere in modo efficace questo “dilemma dei costi”.
Tipologie di costi
In genere, l’attenzione viene posta sul Total Expense Ratio (TER) – una misura sintetica dei costi complessivi di un fondo (ovvero, la somma di commissione di gestione e di incentivo, compenso della banca depositaria, spese di pubblicazione e oneri diversi). In particolare, però, nelle analisi svolte da Morningstar, le commissioni di incentivo vengono studiate in maggior dettaglio, in quanto possono dare origine a una notevole variabilità del TER effettivamente sostenuto. Le commissioni di incentivo (o performance fee), se previste, vengono applicate quando il fondo genera rendimenti superiori al benchmark dichiarato su un dato orizzonte di tempo.
Commissioni di incentivo. Un bene o un male?
Dal nostro punto di vista, le commissioni di incentivo possono presentare alcune ambiguità. Se vengono strutturate in modo irragionevole, possono compensare un gestore anche quando questi non è in grado di svolgere in modo adeguato il proprio incarico. D’altra parte, addebitare una commissione per una performance superiore non è necessariamente una pratica negativa. Se strutturate in modo adeguato, le commissioni di incentivo possono contribuire ad allineare gli interessi dei gestori con quelli dei sottoscrittori, evitando allo stesso tempo che i costi complessivi siano irragionevoli.
Condizioni migliori per i sottoscrittori
Idealmente, le commissioni di incentivo dovrebbero prevedere: un indice di riferimento appropriato rispetto all’effettivo posizionamento di portafoglio del fondo; un high-water mark (ovvero una barriera che “sospende” la commissione di incentivo fino a quando vengono recuperate le perdite precedenti); una commissione di gestione iniziale più bassa della media (per smussare il funzionamento asimmetrico delle commissioni di incentivo); infine, trasparenza e chiarezza delle informazioni. Prima di scegliere un fondo, oltre alle capacità del gestore, gli investitori dovrebbero verificare l’esistenza di queste condizioni.
Questo articolo è stato pubblicato su ItaliaOggi del 25 gennaio 2011
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